PERUGIA - "Favorire la realizzazione di interventi integrati finalizzati alla promozione e diffusione dell'immagine delle imprese umbre operanti nel settore del cashmere, nonche' dei relativi territori ad alta vocazione, per garantire il miglior raccordo con i soggetti operanti lungo l'intera filiera produttiva".

E' uno dei principali obiettivi della proposta di legge, originariamente di Massimo Monni (Pdl) e firmata successivamente, dopo aver apportato alla stessa alcune modifiche, dal capogruppo del Pdl, Raffaele Nevi e da Gianfranco Chiacchieroni (Pd), illustrata nuovamente stamani in Seconda Commissione. Tra le novita' al testo legislativo, la previsione di allevamenti di capre da cashemire nei territori dell'appennino umbro.

Alla stesura della proposta di legge hanno contribuito, come lo stesso Chiacchieroni ha sottolineato nel corso della riunione, la Facolta' di Veterinaria dell'Universita di Perugia e numerose associazioni regionali dell'agricoltura. Tra le finalita' della legge, la creazione di un presidio strategico dei mercati: in questa area - si spiega nella relazione introduttiva al testo - si iscrivono le iniziative volte ad individuare soluzioni distributive innovative, riguardo al mercato italiano ed estero, e soluzioni adatte alle piccole e medie imprese nell'ambito della conoscenza dei fornitori, dei committenti, delle materie prime e del cliente finale, e quindi di sistemi di market intelligence integrato.

La proposta di legge, sulla quale esiste un'ampia convergenza politica, verra' ora posta all'attenzione degli uffici di Palazzo Cesaroni per i necessari approfondimenti.

In Umbria il comparto tessile conta complessivamente circa 1700 imprese, concentrate per lo piu' in provincia di Perugia e, prevalentemente, nei territori di Perugia, Assisi, Bastia Umbra, Corciano, Magione, Foligno, Spoleto, Citta' di Castello e Umbertide. Le tipologie di produzione prevalenti risultano essere quelle della maglieria (41 per cento delle imprese), delle confezioni (48 per cento), dei tessuti (2,5 per cento); il restante 8,5 per cento delle imprese produce intimo, ricami, biancheria per la casa, stireria, tessuti particolari. E' quanto si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge sulla valorizzazione e promozione del cashmere, illustrata stamani in Seconda Commissione della Regione Umbria.

Per quanto riguarda la dimensione aziendale: l'8 per cento ha fino a 5 addetti; circa il 70 per cento, tra i 6 ed i 20 addetti; il 18 per cento tra 21 e 50 addetti; il 4 per cento ha oltre 50 addetti. In termini di fatturato il 29 per cento delle imprese rimane sotto i 250mila euro; il 47,5% per cento si colloca tra 250mila e 1 milione di euro; il 17,3 per cento da 1 a 5 milioni; il 3,4 per cento da 5 a 10 milioni; infine il 2,8 per cento oltre 10 milioni di euro. Sulla base di dati Istat emerge come le industrie tessili e dell'abbigliamento, in Umbria, rappresentavano, gia' nel 2000, il 10,1 per cento in termini di valore aggiunto, e all'incirca il 16 per cento, in termini di occupazione, sul totale del comparto industriale.

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