PERUGIA - Da anni non sentiamo parlare dell'Hiv e dell'Aids. Ogni tanto compare in uno spot alla tv Raul Bova con un grande Ribbon rosso a ricordarci che non ne siamo ancora fuori, ma dopo quei trenta secondi tutto ritorna come prima: il nulla. Per anni, e ancora oggi, l'Aids è stata considerata la malattia dei tossici, dei gay e delle puttane, meglio non parlarne. E quando proprio bisogna affrontare il tema lo si fa con l'incoscienza di chi pensa che «si tratta di un problema che riguarda gli altri, non me: io non mi drogo e non ho mai fatto marchette».

Ma non c'è niente di più falso del pensiero che sia un problema solo di altri. L'Oms e le varie associazioni di lotta alla diffusione dell'Hiv ripetono da sempre che la trasmissione di questo virus non riguarda delle categorie particolari di individui, ma dei comportamenti. La dimostrazione sta nel fatto che nel corso degli anni l'Hiv ha dapprima colpito più spesso gli omosessuali, poi sono aumentati gli eroinomani, poi primi sono stati gli eterosessuali e così via. Questo solo per il fatto che l'Hiv non ha mai colpito gli omosessuali, i tossicodipendenti, gli eterosessuali o altri in quanto categorie, ma di loro ha colpito quelli che non hanno avuto comportamenti prudenti.

Evitare comportamenti a rischio significa tenersi lontano dal sangue di chiunque: non si soccorre un ferito a mani nude, non si tampona un'epistassi senza guanti, non ci si inietta sostanze stupefacenti - né altro - attraverso un ago o una siringa che altri hanno già usato prima di noi. Il contatto col sangue è da scongiurare sempre!

Ma sanno tutti che l'Hiv è anche sessualmente trasmissibile e che il mezzo più efficace per contrastarne la diffusione è un velo di lattice che costa circa un euro, che può salvare la vita e che si chiama preservativo. In Italia non si promuove per niente, se ne parla poco, e si usa ancora meno ma questo è davvero irresponsabile se pensiamo che le trasmissioni dell'Hiv per via ematica sono solo il 15,6 per cento mentre il 77,8 percento si è infettato per contatto sessuale. E naturalmente non è nemmeno la malattia degli immigrati: 68 sieropositivi su cento infatti sono italiani.

Purtroppo però le statistiche, anche quelle più rigorose, hanno il grosso limite di fotografare la situazione solamente rispetto a quanti si sottopongono al test. Esiste una cultura della rimozione secondo cui, fino a quando non so di essere sieropositivo, posso considerarmi sieronegativo. Sbagliato! Una volta che il virus è entrato nell'organismo, quella persona è capace di trasmetterlo e poco importa se ne è consapevole oppure no. Naturalmente, sapere di essere sieropositivi è indispensabile per evitare che la situazione precipiti e quindi per incominciare a monitorare il proprio stato di salute e provvedere a difendere la propria qualità della vita.
Quindi esiste una sottopopolazione certamente sieropositiva, sicuramente inconsapevole, decisamente pericolosa per sé e per gli altri che sfugge del tutto alle statistiche e ai controlli clinici. Noi, circolo Arcigay Arcilesbica Omphalos di Perugia, riteniamo allarmante che i dati di incidenza dimostrino come su cento maschi che hanno relazioni sessuali con altri maschi, almeno dieci sono sieropositivi ma solo cinque sanno di esserlo.

Eppure il test anti Hiv è una cosa molto semplice: è sufficiente andare al day hospital di Malattie infettive, presso l'ospedale di Perugia, (non serve nemmeno l'impegnativa del medico curante), riempire un modulo anonimo che ha solo valore statistico, sottoporsi a un prelievo di sangue e aspettare per una settimana che ci forniscano il responso. Altrimenti ci sarebbe una seconda strada. Il test salivare

Il circolo Arcigay Arcilesbica Omphalos di Perugia aderisce al progetto promosso dalla Consulta delle Associazioni per la Lotta all'Aids e offre a chiunque l'opportunità di sottoporsi al test salivare nei propri ambienti per due fine settimana. Si tratta di una iniziativa dall'alto valore scientifico che ha fra i promotori l'ospedale San Raffaele di Milano, l'ospedale Spallanzani, la Lila, l'Anlaids, la Caritas, l'Istituto nazionale per le Malattie infettive ed è finanziato dal Ministero della Salute. Si tratta di raccogliere un campione di fluidi del cavo orale che si trovano comunemente nella bocca di chiunque insieme alla saliva. Una volta eseguito il prelievo salivare, che è istantaneo, innocuo e totalmente indolore, il tampone dovrà essere posto in una sostanza reagente che venti minuti più tardi indicherà se è stato isolato il virus oppure no. Per tutte le giornate in cui il circolo Arcigay Arcilesbica Omphalos di Perugia sarà a disposizione per i Test Rapidi Hiv, sul posto si troverà il Dottor Claudio Sfara, infettivologo, che eseguirà di persona il prelievo dei fluidi orali e si occuperà del couselling.

La messa a disposizione della sede dell'unica organizzazione omosessuale di Perugia è un'opportunità per tutti perché anche le persone che si sentono in difficoltà rispetto all'ipotesi di andare in ospedale, possono avvicinare un infettivologo e, nel caso di risultato negativo - con tampone non reattivo - possono chiedere direttamente al dottore qualunque chiarimento in materia di Hiv e Aids. Nel caso invece di risposta positiva - con tampone reattivo - verrà consegnato un foglio con l'indicazione a rivolgersi l'indomani presso il day hospital di Perugia per approfondire il risultato e valutarlo come prevede il protocollo nazionale.

Il Test Rapido Hiv, sicuro, facile, veloce, anonimo e gratuito sarà a disposizione presso la sede del Circolo Arcigay Arcilesbica Omphalos di Perugia, in via della Pallotta 42, dalle ore 17 alle ore 21:
Sabato 6 aprile
Domenica 7 aprile
Sabato 27 aprile
Domenica 28 aprile

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