PERUGIA – Sta suscitando un forte scalpore a Perugia il caso di un bimbo con due madri al quale l’Ufficio di Stato civile ha rifiutato l’iscrizione all’anagrafe, perché figlio di due madri essendo stato concepito in Spagna grazie alla procreazione assistita.

Contro il provvedimento del Comune si sono immediatamente levate le proteste, in particolare di Omphalos, l’associazione punto di riferimento per la comunità LGBTI (lesbica, gay, bisessuale, transessuale e intersessuale) dell'Umbria, che ha fatto opportunamente notare come siano stati in tal modo negati al bimbo i documenti di identità ai quali ha diritto, al pari di qualsiasi altro cittadino italiano.

Stamani la replica dell’amministrazione comunale che in una nota riconosce che la vigente normativa in materia la trascrizione del documento “è contemplata dalla normativa vigente, che non disciplina tuttavia le trascrizioni riguardanti figli di genitori dello stesso sesso".

Per procedere alla trascrizione, fanno sapere ancora da Palazzo dei Priori, era “stato richiesto un parere alla Prefettura e l'atto di diniego espresso dagli ufficiali di stato civile si è conformato al predetto parere”. Insomma per la Prefettura la trascrizione non era possibile e Comune si è adeguato a questo parere.

“L'amministrazione comunale, che come noto non ha potestà legislativa, è chiamata all'applicazione delle norme vigenti e alle funzioni di stato civile, in forza della delega prefettizia, e rimane in attesa degli eventuali interventi del legislatore alla luce anche della recente pronuncia della Cassazione. Pronuncia, comunque, successiva rispetto all'atto di diniego". Come si legge, dunque, la soluzione del problema non avrà tempi brevi, il che sta a significare che in attesa che la matassa si sbrigli, avremo nel frattempo a Perugia in cittadino italiano con diritti dimezzati rispetto a tutti gli altri.

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