GUBBIO - La mostra ‘Brocche d’autore’, organizzata dall’associazione Maggio Eugubino, è giunta alla diciassettesima edizione, con la finalità di allestire una significativa esposizione, per  sottolineare il rapporto tra i Ceri e la ceramica d’arte contemporanea.  L’esposizione,  allestita  presso le sale della  Sezione Archeologica del Palazzo dei Consoli in Via Gattapone,  verrà inaugurata venerdì 11 maggio alle ore 17 e resterà aperta fino al 2 giugno.   L’intento della mostra ‘Brocche d’autore’ è quello di «arricchire le tradizionali manifestazioni di maggio con  un’iniziativa culturale  - si legge in una nota  - tale da destare l’interesse sia dei visitatori che  degli eugubini, ma anche opportunamente legata al settore della ceramica di artigianato artistico, assai rilevante nella nostra città, con delle proposte di alta qualità relative a uno dei prodotti tipici, anzi emblematici, dell’odierna maiolica eugubina, vale a dire le brocche dei Ceri. L’iniziativa consiste nella creazione di inedite opere  da parte di artisti della ceramica,   legate alla  funzione e al valore simbolico dei ‘contenitori rituali’, secondo le interpretazioni fornite dai principali studiosi della Festa dei Ceri dall’Ottocento ai nostri giorni. Essa rappresenta, quindi, anche un terreno di ricerca intorno a uno specifico e caratteristico oggetto, sul quale potranno via via intervenire numerosi artisti della ceramica, interpretandone forme e decorazioni, tanto da rendere possibile nel tempo la costituzione di una collezione a testimonianza di un gusto e di una creatività che proprio iniziative del genere intendono stimolare e favorire». Anche quest’anno si è deciso di esporre nelle vetrine dei negozi del Centro Storico, grazie alla disponibilità dell’associazione ‘Gubbio fa Centro’, tutte le brocche realizzate nel corso delle precedenti edizioni della mostra. La creazione delle brocche d’autore 2018 è stata affidata all’eugubino Luca Frati, al derutese Attilio Quintili e alla terracinese Lelia Cardosi.  

LUCA FRATI  -  Nato a Gubbio nel 1997. Diplomato presso l’Istituto d’Istruzione Superiore G. Mazzatinti, indirizzo design. Frequenta attualmente l’Accademia di Belle Arti di Venezia. «Nella sua ricerca artistica è predisposto all’esplorazione della sua stessa psiche che si riflette nel mondo esterno. Il suo stile è a volte esagerato, ma funzionale all’impatto che l’opera dà allo spettatore, non si sente a suo agio in una rigorosa interpretazione delle sue opere. Nel 2012 partecipa ad un living painting all’oratorio Don Bosco di Gubbio, nell’inverno dello stesso anno espone insieme a Claudia Calzuola i suoi lavori. Nel 2013 partecipa sempre con un live painting durante il Gubbstock, poi espone al negozio “Dafne” di Gubbio e esegue un body painting al negozio “Caterina”». Nel 2013 esegue una street art lungo il corso del fiume Camignano; nel 2014 presenta le sue opere ad Interferenze, presso la Biblioteca Sperelliana di Gubbio, e alla collettiva Leggera follia. L’anno seguente partecipa ad Acchiappatelenti, l’iniziativa eugubina per la realizzazione di un manufatto artistico/artigianale con la collaborazione delle botteghe del territorio. Nel 2016 suoi lavori sono esposti, in Bologna, alla collettiva Poverarte e ad Accenditi per accenderla, in Gubbio, a TAG. Tracce d’arte giovanile, Il Tesoro di San Giuliano (mostra con asta finale di beneficenza), Colla, festival di poster art. Nel 2017 partecipa a Cheap Festival, rassegna bolognese di street poster art ed apre un proprio laboratorio a Gubbio, in via Gabrielli 19. Si è interessato inoltre di danza e di teatro. 

ATTILIO QUINTILI  -  Nato a Terni nel 1964. Così scrive di lui Antonella Pesola: «Quintili segue le orme della tradizione ben radicata in Umbria e soprattutto nella sua Deruta […], cercando di rileggerla attraverso modalità nuove, per poi abbandonare le tipologie della ceramica derutese tradizionale rivolgendosi verso forme astratte e figurative altamente simboliche dove l’unico riferimento è quello della materia». Con la mostra Spiritualità e materia del 2012, incentiva una riflessione sulla trasformazione spirituale in rapporto alla creazione artistica: «Il processo primario che determina l’esistenza stessa della materia è rappresentato dalla ceramica, oggetto privilegiato, che superando il tradizionale suo utilizzo è volta verso uno spazio “ulteriore”, dove si espande e intesse relazioni. La manualità cerca di sottrarsi, emergono nuove realtà, la scultura prende il suo corso, l’argilla è presentata non più in forma ceramica, ma nel suo stadio primario semi-liquido, racchiusa in barattolini […]». «Un richiamo alla dimensione cosmica spinge Quintili successivamente a sperimentare inconsciamente sulla terra un gesto istintivo ed estremo»: «La deflagrazione nell’argilla è come un suono improvviso una volontà di catarsi o un incubo o allucinazione, cercando di far emergere gli stadi mentali, anche di malessere per giungere ad una fase liberatoria». «Anche con l’ultima fase sperimentata dei cosidetti “scioglimenti” l’indagine si evolve verso i segreti della materia che è in continua trasformazione in una ciclicità vitale alludente al percorso spirituale dell’artista». 

LELIA CARDOSI  -  Nata nel 1975, vive e lavora a Terracina. Si è laureata in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma; successivamente ha conseguito un Master in Artiterapie all’Università Roma Tre. Dal 2000 ricerca i suoi mezzi espressivi nella scultura e nelle tecniche ceramiche. È questo il periodo in cui inizia la sua attività espositiva: le sue opere vengono esposte in Italia al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza (57° Premio Faenza 2011), poi in Spagna, Portogallo, Svizzera, Austria, Giappone, Corea, Argentina. Ha partecipato in Gubbio al Premio Ajò nel 2011 (ricevendo il terzo premio) e poi nel 2013. Attualmente è presente con il suo lavoro in Musei Nazionali e Internazionali. Secondo la Cardosi «L’arte non ha opinione perché è il linguaggio delle sensazioni, di qualsiasi materiale si serva: parole, colori, suoni o pietre. Ciò che si conserva nell’opera indipendentemente dal prodotto artistico e dai materiali impiegati per la produzione, è la sensazione, o meglio, un blocco di sensazioni. Dunque è un “essere di sensazione” che esiste in sé. Lo stile dell’artista è sempre una lotta, un tentativo di liberare la vita là dove si trova imprigionata: fare esistere un momento del mondo per sé stesso, renderlo durevole. La sensazione non si realizza nel materiale senza che il materiale passi interamente nella sensazione, nel percetto o nell’affetto. La materia è di per sé pregna di luoghi comuni e opinioni consolidate che l’artista deve distruggere, squarciare e dilaniare per poter produrre una visione; tutta la materia diventa così espressiva».

 

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