di Marco Casavecchia

Riflessioni in ordine sparso. La prima riguarda l'annunciata conferma del tecnico Battistini sulla panchina del Grifo, da parte di Damaschi e Fedeli a "reti unificate", in caso di vittoria del campionato ". Apparendo quest'ultimo evento altamente probabile (solo un folle gesto di autolesionismo nelle prossime otto gare potrebbe vanificare il tutto, per cui ognuno provveda ai gesti scaramantici che più predilige), altrettanto probabilmente vedremo ancora il tecnico romano alla guida del Perugia in serie C. "Tecnico che vince non si tocca", è stato perentoriamente dichiarato, tanto più se dovesse vincere il campionato con una serie di record davvero invidiabile.

A noi, personalmente, la cosa fa piacere, anche se siamo consapevoli di non incontrare l'approvazione di chi, al contrario, non è convinto delle qualità di Battistini come "stratega" o "tattico", attribuendo parte dei successi della squadra, al fattore "C", a episodi quasi casuali di gioco, o alle doti dei singoli giocatori che scendono in campo e che si inventano questa o quella giocata vincente. Comunque sia, noi, un tecnico fortunato più che bravo (ammesso che sia questa la verità), lo terremmo ad occhi chiusi. Probabile la conferma anche di Arcipreti? Su questo saremmo più cauti, perché molto dipenderà anche dal tipo di mercato e di categoria che dovrà affrontare il Perugia. La seconda riflessione riguarda appunto l'incertezza sulla categoria nella quale giocherà il Perugia. Lega Pro Prima Div., Lega Pro Seconda Div. o Serie C unificata? E già, perché nonostante i tanti proclami da parte di Macalli, Abete e Soci, il rischio di dover fare una Serie C composta da tre gironi di venti squadre ciascuno, è più che concreto e tra "decessi" annunciati, società moribonde o malmesse, la falce della Co.Vi.Soc., mieterà più vittime della peste nera e a tutt'oggi si contano già quaranta società a rischio iscrizione.

Allo studio quindi una Serie C formata da tre gironi e basta, con un ridimensionamento (auspicabile) delle squadre professionistiche che solo in Italia sono spalmate su quattro categorie. Sessanta elette, tra cui probabilmente anche il Perugia, se tutto procederà come previsto e campionato durissimo da affrontare senza un rodaggio in C2. Sarebbe un mercato difficile e delicato, imperniato sulla ricerca di giovani talenti (in stile Gubbio), affiancati da qualche esperto volpone su cui il Perugia già può contare. Terza riflessione sotto forma interrogativa: ma perché ad Arezzo noi senza pubblico e a Perugia sì? Sempre perché il Curi è uno stadio che offre certe garanzie e gli altri no? Bene allora perché ci si lagna (a ben vedere inutilmente, se poi chi lo fa perde in casa e di brutto, vedendo la cima sempre più lontana) se da più parti si avanza la richiesta di giocare Pontevecchio – Perugia al Curi? Il calcio è o no uno spettacolo? Se sì, perché limitarne l'accesso al pubblico, privilegiando solo poche centinaia di spettatori, soprattutto in una serie dilettantistica, quando al Curi potrebbe assistere al medesimo spettacolo un numero di persone almeno sei volte maggiore? Ai posteri la non tanto ardua sentenza, ma che si faccia in fretta, poiché il venti marzo non è lontano. Un saluto. MC www.forzaperugia.net

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