Catiuscia Marini, la nostra giovane e volenterosa governatrice dell'Umbria  (è la prima volta che volontariamente uso questo termine in vece di Presidente della Giunta), oggi sarà a Roma in qualità di delegata regionale per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Qualche giorno fa si era pubblicamente augurata che fosse una donna ad essere eletta alla più alta carica dello Stato. Nobile desiderio, speranza senz'altro condivisibile in linea teorica, altrettanto rispettabile.

Salvo imprevisti, la sua aspettativa è stata però completamente disattesa ed è di queste ore la decisione di Bersani e della direzione del Partito Democratico di individuare in Franco Marini il candidato alla Presidenza della Repubblica, quale frutto dell'inciucio con Silvio Berlusconi, sicuramente a valere anche sulla successiva formazione di un governo di centro-centro destra. Decaduta ogni opzione femminile, riteniamo pertanto la governatrice liberata dal fardello di una scelta da compiere coerentemente ai suoi precedenti auspici e convincimenti e  libera di scegliere secondo altrimenti fondati criteri di autorevolezza e di salvaguardia democratica.

Bersani e il PD avevano a portata di mano una soluzione che avrebbe senz'altro riconnesso il centrosinistra al suo stesso e sempre più disorientato popolo e l'avrebbe rimesso in linea con la straordinaria domanda di cambiamento presente nella grande maggioranza del Paese.
Quella soluzione era e resta l'elezione di Stefano Rodotà, sostenuto in parlamento dal Movimento Cinque Stelle, da Sinistra Ecologia e Libertà, probabilmente anche dai più assennati deputati e senatori del PD, ma, soprattutto, lo si vede proprio in queste ore, da una mobilitazione che nasce dal basso ed investe tutti i corpi civili e tutti gli spiriti liberi e forti che agiscono per la riforma sociale del Paese e tutte le forze che ambiscono al rinnovamento istituzionale, intellettuale e morale dell'Italia.

L'elezione di Stefano Rodotà riconcilierebbe la politica e le sue Istituzioni con il Paese e con quanto di meglio esso esprime. La sua figura rifulge di autentica passione civile e di ineguagliata sapienza costituzionale, si erge dalle più solidi radici della storia repubblicana e si proietta in avanti sulle ali delle tendenze politico-culturali più innovative e progressive in materia di diritti civili e sociali, per l'allargamento della democrazia e della sua base popolare, per la rifondazione di un diritto a salvaguardia dei beni comuni, delle libertà individuali e dell'interesse generale.
Cos'altro? Non è da meno pensare che la sua elezione renderebbe possibile spianare la strada ad un governo di effettivo cambiamento che chiuda finalmente con il ventennio berlusconiano, recida per sempre ogni probabilità di un suo ritorno e si provi a rovesciare le disastrose politiche dell'austerità, del liberismo e del malaffare.

Catiuscia Marini è la governatrice dell'Umbria e parteciperà quale delegata regionale all'elezione del nuovo Presidente della Repubblica nel dovere di rappresentare la sua comunità, la stragrande maggioranza del popolo che l'ha eletta e la forte domanda di cambiamento che si eleva anche dalla nostra terra. La governatrice dell'Umbria non è certo in dovere di seguire le direttive, peraltro suicide, dei capi del partito cui appartiene.
Catiuscia Marini ha oggi l'occasione di fornire un segnale concreto di non rassegnazione, di segnare una tappa di mutamento, di rappresentare l'Umbria delle sue migliori tradizioni civili, democratiche e di progresso e di rivolgere memoria ed animo ad una sinistra ideale, umile ma al tempo profonda che non si urtica più con la sua cattiva coscienza e sa bene che una relazione da coltivare con quei cittadini e quei tanti giovani divenuti oggi a Cinque Stelle è di gran lunga più salutare dell'abbraccio mortale con Berlusconi e i suoi sodali.

La governatrice dell'Umbria voti per Stefano Rodotà, proclami la sua decisione, sfrutti la sua autorevolezza ed agisca di lena per rompere il fronte dell'obbedienza tra i delegati delle Regioni e quello politico tra quei suoi compagni di partito che hanno più buon senso e collegamento con la ragione e con la realtà. La scelta sarebbe d'altronde facile solo se si anteponessero le necessità reali del Paese di fronte alla crisi epocale che lo sta affondando alle coazioni di una cricca diventata insopportabile ad autoconservarsi come sistema di potere responsabile di un disastro che sta scaricando i suoi effetti micidiali e terribili anche sull'Umbria. La scelta è facile, ancorchè doverosa: è tra l'eutanasia dell'Italia e il suo risorgimento democratico. Catiuscia Marini la compia con saggezza e con senso di responsabilità, obbedendo ai sentimenti prevalenti in Umbria, senza paura.

 

P.S.: L'invito rivolto a Catiuscia Marini vale ovviamente anche per il Presidente del Consiglio Regionale Eros Brega, anch'egli delegato regionale, e per tutti i parlamentari del centrosinistra eletti in Umbria.

GIANLUCA GRACIOLINI

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