E' la seconda giornata di consultazioni, ma è quella clou, perché al Quirinale il Capo dello Stato riceverà prima Beppe Grillo e la delegazione del Movimento 5 stelle, poi Pdl-Lega con Silvio Berlusconi e Roberto Maroni e infine il Pd, con Pier Luigi Bersani.

 

Tutto ancora in forse e molto imprevedibile, con i bookmakers che si scatenano e danno le quote. Un governo Bersani con l'appoggio di Monti e parte del M5S è dato favorito, ma non scontato. Le incognite sono talmente tante. Bersani le ha provate tutte, dalla carta Boldrini-Grasso a quella dei tagli alla politica a 360 gradi. Qualcuno sottovoce dice che si venderebbe anche al diavolo pur di ottenere questa maledetta fiducia. Ma la strategia di Casaleggio, quella finora vincente di stabilizzare l'instabilità, sembra reggere ancora. Alzano il tiro: tagliamo tutto, anche le caramelle. I grillini tirano al massimo la corda a disposizione, ma sanno che la 'trappola' costruita dal Pd, quella di giocare apparentemente sullo stesso terreno del cambiamento radicale, appoggiata da media pesanti, rischia di farli percepire agli occhi dei propri elettori come dei guastafeste e basta, degli irresponsabili che ignorano i tentativi nobili di Bersani di rispondere alla crisi. Vedremo. 

 

Qualcuno parla di partita a scacchi, qualcuno di poker, altri, forse giustamente, di 'gratta e vinci' (o perdi!). Il segretario del Pd salirà al Colle con la posizione ferma di formare un governo, ma sa che i guantoni da boxe non può tenerli davanti Giorgio Napolitano, che potrà prospettare anche un'altra strada. A quel punto Bersani potrebbe, con suo dispiacere, fare un passo indietro per mettersi a disposizione di un'alleanza di governo tutta da costruire, mista sinistra-centro-destra, con qualche pizzico di sale e pepe. Si fa avanti anche l'ipotesi di un mandato esplorativo a Pietro Grasso. Intanto ieri Bersani ha mandato a tutti i parlamentari gli «otto punti» programmatici sui quali vorrebbe costruire il suo «governo di cambiamento», ma «il punto è che noi non sosteniamo nessun governo insieme al Pdl, nemmeno un governo del presidente. Se c'è un altro nome capace di attuare gli "otto punti" e di far nascere un governo senza i voti del Pdl, noi siamo pronti a fare un passo indietro, Bersani non ha mai fatto questioni personali» fanno sapere dal Pd.

 

Quale sarà il nome per il "piano B" non è dato sapere (lo stesso Bersani o no?), ma il piano potrebbe prevedere un accordo con il pdl in cambio della fiducia a un governo di centro-sinistra con meno sinistra. Si sa, infatti, che trattative con la Lega continuano, come anche gli incontri con esponenti del Pdl per ragionare su uno scambio: il presidente della repubblica non di centrodestra ma gradito anche al Cavaliere. Lo dicono proprio gli stessi bersaniani che ci potrebbe essere questo accordo. In pratica, il Pd appoggia una candidatura al Quirinale di una personalità gradita anche al centrodestra e il Pdl, pur non votando il governo Bersani, 'facilita' la Lega a far nascere il nuovo esecutivo. Non so quale è il gioco, ma di sicuro sembra poco pulito. Ma rimane tutto, ma davvero tutto, molto aperto. Ma una soluzione definitiva forse non si prenderà subito e, come detto, l'ipotesi di una esplorazione di Grasso potrebbe proprio permettere di prendere tempo in attesa dell'elezione del nuovo capo dello Stato. Poi o un governo con Bersani con accordo sottobanco Pd-Pdl se il presidente della Repubblica è gradito a Berlusconi, o un governo del presidente con un accordo Pd-Pdl sopra il banco, oppure elezioni anticipate e si ricomincia da capo.

 

Fonte: controlacrisi.org

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