Daniele Nalbone
Per il governo l'emergenza abitativa non esiste. Non si spiegherebbe altrimenti la "dimenticanza", nel decreto Milleproroghe, della proroga degli sfratti per le cosiddette categorie protette. Una coperta, quella dello stop agli sfratti causati da finita locazione, già corta di per sé e che ora viene a mancare in un panorama, quello della casa, in cui a farla da padrone è la morosità.
Contro la non-proroga si sono scagliati tutti i sindacati degli inquilini e i movimenti di lotta per l'abitare: «Il governo ha compiuto un altro misfatto sulla pelle della parte più debole della popolazione non inserendo lo slittamento dell'esecuzione degli sfratti per finita locazione» è il commento di Walter De Cesaris, segretario nazionale dell'Unione Inquilini.
Perché la non eseguibilità degli sfratti rinviati, «la maggior parte dei quali - sottolinea De Cesaris - proposti da grandi immobiliari a fini speculativi, per liberare gli immobili e poterli rivendere a libero mercato o per lucrare affitti più altri», è da anni solo una goccia nel mare: la vera emergenza abitativa, infatti, consiste nel costante aumento degli sfratti per morosità. Da un'elaborazione dell'Unione Inquilini emerge come se nel 1990 la morosità rappresentava il 26% del totale degli sfratti emessi, nel 2009 questa ha raggiunto quasi l'85% degli oltre 61mila sfratti. A questi numeri, però, ne vanno aggiunti altri, se possibile ancor più duri: dal 2005 al 2009, le sentenze di sfratto emesse sono state ben 246mila, 194mila per morosità, e sono stati 121mila gli sfratti eseguiti con la forza pubblica.
«Con l'attuale trend - spiega ancora De Cesaris - si può ritenere che nei prossimi tre anni ci saranno almeno 200mila nuovi sfratti, di cui 170mila per morosità dell'inquilino e quasi 100mila esecuzioni con la forza pubblica». E se, oggi, ogni sei nuove sentenze di sfratto, cinque sono per morosità, è evidente come la prima conseguenza della crisi viene a essere proprio la precarietà nell'abitare. «Per questo - ci spiega Angelo Fascetti dell'Asia Usb (Associazione inquilini assegnatari - Unione sindacale di base) - i movimenti per il diritto all'abitare e l'inquilinato colpito dalle dismissioni stanno chiedendo, da tempo, una moratoria generalizzata fintanto che non si tornerà ad investire nell'edilizia residenziale pubblica. La sensazione - continua Fascetti - è che si voglia aggravare talmente l'emergenza da poter giustificare ogni scempio immobiliare e una nuova, forte cementificazione, magari da sostenere con la necessità di far ripartire il comparto edilizio».
Anche Guido Pirano, segretario nazionale del Sicet (Cisl), denuncia la mancata proroga e lancia la necessità di una mobilitazione «affinché il Parlamento nella conversione in legge del Milleproroghe inserisca un emendamento che sposti il termine degli sfratti sino al 31 dicembre 2011». Ancor più duro il commento del Sunia e della Cgil: «"Dimenticando" di rinnovare la proroga per le famiglie più disagiate il governo ancora una volta ha chiuso gli occhi davanti al dramma degli sfratti, soprattutto per morosità, causato dalla disoccupazione, dalla cassa integrazione e dagli affitti insopportabili ed ha ignorato la scadenza della proroga per le famiglie di anziani, portatori di handicap, malati terminali. Lo stesso governo che ha regalato alla proprietà due miliardi di euro con la cedolare secca (aliquota fissa di tassazione al 25%) taglia agli inquilini il fondo sociale da 140 a 33 milioni di euro». Per questo, come sottolinea l'Asia Usb, è necessario «rilanciare da subito la moratoria su sfratti, sgomberi, insolvenze, pignoramenti, vendite a terzi degli alloggi in dismissione e/o cartolarizzati».
Il primo passo, come sottolineano dall'Unione Inquilini, sarà quello di «intensificare la mobilitazione nelle città: la richiesta che avanziamo immediatamente è che, nella conversione del decreto in legge, venga inserita la proroga degli sfratti e che questa venga estesa, almeno per tutto il 2011, anche alla morosità incolpevole».
 

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