(Avi News) – Perugia – Impostare la ricerca scientifica nel settore materno e infantile, partendo dal presupposto che patologie, come il diabete o l’obesità, e alterazioni del metabolismo della madre, durante la gravidanza, possono comportare danni al bambino, dopo la nascita e fino all’età adulta. Ecco che prevenzione e diagnosi precoce, sin dal periodo perinatale e attraverso un approccio multidisciplinare, diventano presupposti fondamentali per la fondazione Gebisa (Genitori e bimbi sani), che sostiene la ricerca clinica, biomolecolare e genetica, per ridurre i risultati negativi e le problematiche correlate alla nascita da gravidanze patologiche, nel medio e lungo termine.
L’attività e i progetti di ricerca di Gebisa sono stati al centro di una giornata, martedì 12 marzo, che si è aperta con una conferenza stampa, nella sala consiliare della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, alla presenza di Paolo Brunetti e Gian Carlo Di Renzo, presidenti rispettivamente del consiglio di amministrazione e della commissione scientifica di Gebisa, Wladimiro Boccali, sindaco di Perugia, Giuseppe Ambrosio e Luciano Binaglia, rispettivamente direttore sanitario dell’azienda ospedaliera perugina e preside della facoltà di medicina dell’Università degli Studi di Perugia. Tra i presenti all’iniziativa anche i soci fondatori di Gebisa, promotori dell’evento, tra cui Benito Cappuccini, Graziano Clerici, Sandro Gerli ed Elisabetta Torlone, e medici ed esperti di istituti universitari e centri di eccellenza italiani (Firenze, Cagliari e Padova) e stranieri (Londra, Bruxelles, Valencia, Marsiglia e Utrecht) che fanno parte del comitato scientifico della fondazione. “È anche ai nostri partner europei – ha detto Gian Carlo Di Renzo - che vogliamo dimostrare quanto è importante integrare la ricerca in questo settore, partendo da un presupposto estremamente importante, che si è manifestato negli ultimi dieci anni. Ovvero, la vita del feto non dipende solo dai geni che gli sono stati dati dai genitori e da un ambiente favorevole, ma è una vita per la quale qualunque alterazione dell’ambiente intrauterino può comportare un danno, non solo nell’immediato dopo nascita, ma addirittura nella vita adulta”. “Facciamo un esempio – ha continuato il presidente scientifico di Gebisa -. Una mamma obesa che alleva un bimbo, per nove mesi, in un ambiente di ipernutrimento darà alla luce un neonato che, a sua volta, sarà più facilmente a rischio obesità e che da adulto potrebbe soffrire di malattie cardiovascolari e diabete. In Umbria circa il 25 per cento dei bambini in età scolare è in sovrappeso e la metà è gravemente obesa. Da ciò deriva la necessità di una fondazione come Gebisa, per capire quali sono i possibili meccanismi di prevenzione. Se riuscissimo a capirlo già prima del sesto mese di gravidanza, potremmo educare la madre, per fare in modo che non sviluppi alterazioni nocive per il bambino”. Una corretta educazione a partire dalle madri, in modo tale da poterla tramandare poi al bambino, futuro genitore, è l’altro obiettivo della fondazione. “La prevenzione vera e propria – ha sottolineato anche Giuseppe Ambrosio – comincia nelle famiglie e nella scuola e porta a corretti stili di vita. Non c’è dubbio, infatti, che le madri che presentano fattori di rischio cardiovascolare, cioè dipendenza da fumo, colesterolo, diabete, non solo hanno una gravidanza più difficoltosa, ma mettono in pericolo il feto che nasce già con segni iniziali di sofferenza cardiaca”. “Un’iniziativa che contribuisce a qualificare un’offerta di sanità pubblica – ha detto Boccali -. La fondazione ci inserisce in una rete internazionale di altissimo livello, che si unisce a quella altrettanto elevata del nostro ospedale, per cui non può che essere salutata positivamente”. 

Maria Galeone

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