Domani in tutta Italia sono previste manifestazioni, sit-in, presidi e assemblee di studenti medi ed universitari. Diverse le associazioni, sindacati studenteschi e movimenti che vi aderiscono. Nel giorno che primo fra tutti fu quello dell’uccisione di 9 studenti universitari di Praga da parte delle truppe naziste nel 1939, il mondo della scuola e dell’università cerca il suo riscatto contro un governo ormai al baratro che fino ad oggi si è visto impegnato a scardinare il settore della cultura e il principio del diritto allo studio. Il quale, almeno fino ad ora, dovrebbe essere inteso come universale e unitario per tutti. Ma a Parugia tanto unitario non lo è, almeno nella forma, dato che per domani sono previste due iniziative distinte che vedono il Movimento dell’Onda accanto ai precari della scuola, da una parte, e l’Udu e la Rete degli studenti medi, dall’altra.

Problemi di bandiere e di simboli che richiamano la migliore espressione di un municipalismo mai tramontato e che per l’ennesima volta vede lontani chi a conti fatti lotta per lo stesso obiettivo. Allora, come propone una vecchia espressione di leniniana memoria, “Che fare?”. Ascoltare le due voci, certo, la prima delle quali si alzerà trasportata dall’irruenza del corteo di Onda e precari, che prenderà il via da Piazza Partigiani alle 14, mentre la seconda verrà caratterizzata dalle riflessioni proposte dall’autore di “Presa Diretta” Riccardo Iacona, che alle 18:30 proporrà un incontro-dibattito sul diritto allo studio a Udu e studenti della Rete dalla sala Ex Borsa Merci.

Ma dopo aver appreso i contenuti di quei messaggi, non sarà difficile, forse, cogliere una certa amarezza da questa ulteriore e quanto mai necessaria mobilitazione, un sentimento di contrarietà e dispiacere che sta tutto dentro una delle ultime affermazioni rilasciate a noi di Umbrialeft dall’amministratore unico dell’Adisu di Perugia: “Come si fa ad essere divisi su un tema come il principio costituzionale del diritto allo studio? E cosa sta facendo il resto del Paese e della società civile per difendere tale principio dagli attacchi di una logica che vuole privatizzare questo diritto?”. Nella domanda l’amministratore pone l'attenzione al “resto del Paese”, perché è scontato, invece, il suo riferimento ad un’unione di intenti naturale in favore della tutela di scuola e università da parte di chi opera nel mondo della cultura e del sapere. E, dunque, studenti compresi.

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