La Shoah degli ebrei e lo sterminio di tutti gli altri nei campi nazisti e fascisti, non sono e non saranno mai un semplice episodio da confinare in un angolo nei libri di storia, ma un trauma permanente, un vero spartiacque dell’epoca moderna che ha segnato e segnerà per sempre l’intero percorso dell’umanità. Non c’è bisogno di appartenere ad uno degli incolpevoli “target group” individuati dalla folle macchina della morte nazionalsocialista, gli ebrei e i testimoni di Geova, i sinti e i rom, gli omosessuali e i disabili, i vagabondi e gli etilisti, i malati di mente e gli oppositori politici, eccetera, per sentirci tutti noi partecipi oggi come ieri e domani dell’orrore compiuto. L’abisso hitleriano è difficile da circoscrivere, da comprendere, perfino da narrare: per questo è importante celebrare la ricorrenza del 27 Gennaio quando nel 1945 si aprirono i cancelli del Konzentrationslager di Auschwitz, giorno mondiale della Memoria dell’olocausto coatto dei popoli, istituito durante la 42ª riunione plenaria delle Nazioni Unite il 1° novembre 2005. Al pari di ogni altro giorno dell’anno, siamo oggi chiamati tutti a ricordare ben bene cosa come e perché è successo tutto questo per evitare altri tragici e sempre possibili capitomboli nell’abisso. Quotidianamente siamo soliti assistere a irresponsabili e colpevoli strumentalizzazioni delle identità di qualunque tipo, religiose, nazionali, culturali, sessuali, di genere o di colore della pelle, assurte a pretesto per logiche di potere e per promuovere di nuovo idee settarie che avvelenano i pozzi della convivenza civile e della democrazia conquistate al prezzo altissimo di sangue e del sacrificio di molti. “Il concetto dell’identità – ha affermato Kornél Mundruczò, il regista ungherese del film “Quel giorno tu sarai” – è un concetto molto flessibile, soprattutto in tempi in cui tutti, dal sistema capitalistico alla politica e ai social media, vogliono comprarla, manipolarla, falsificarla, moltiplicarla allo scopo di creare cittadini unidimensionali”. Il suo film ci parla del rispetto mostruosamente violato tra le persone, e del portato che sta dietro all’Olocausto, gli effetti personali e psicosociali sui rari sopravvissuti e soprattutto sulle generazioni successive: è l’orrore senza fine, ovvero il macigno che i traumi hanno provocato sull’identità stessa degli individui. Forse non è un caso che “Träume” in tedesco significhi “sogni”: quelli di un pazzo e di un’ideologia malata, mortifera e suicidaria che vorremmo chiusa in un cassetto per sempre ma che, a causa di tanti smemorati tra noi, tenta periodicamente di riemergere in forme cangianti. La “dis-trazione” quotidiana provocata in gran parte da sofisticati sistemi e tecniche di comunicazione, determina un oggettivo rischio di deragliamento dai valori democratici fondamentali in fasce sociali sempre più ampie.  Mentre si opera per attualizzare al XXI secolo e rendere più forti ed efficienti le istituzioni democratiche, ricordare significa oggi conoscere e agire.  E l’Anpi è da sempre in prima fila per la trasmissione del testimone della Memoria tra le generazioni, organizzando incontri e momenti pubblici di scambio in collaborazione con istituzioni, enti culturali e associazioni territoriali. Le azioni e i momenti di confronto promossi da Anpi nella scuola, nelle città e sul territorio ternano e umbro con l’avvio di percorsi di recupero valoriale e di memoria, concorrono al necessario impegno globale di rafforzamento delle istituzioni di garanzia nazionali e di tutti gli organismi sovrannazionali attraverso cui gli Stati tracciano le linee guida per il futuro.

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