di Franco Ferrari

La CGIL ha offerto alla Meloni una platea che la stessa ha saputo sfruttare, a mio modesto parere, con una discreta abilità, sovrastando anche l'effetto mediatico dell'ennesima foto di gruppo di un ipotetico centro-sinistra messa in campo ieri. A parte considerazioni più di fondo sulla scelta dell'invito, mi pare un autentico autogoal.
In ogni caso Meloni ha delineato una visione di nazional-capitalismo piuttosto organica anche se non certo originale rispetto a ricette che la destra ha già applicato in varie parti del mondo. Parte però dall'individuazione di un problema, quello della stagnazione ventennale del sistema produttivo italiano, che finora classi dominanti e governi non sono riusciti a risolvere.
Le politiche economiche individuate non mancheranno di produrre contraddizioni ma hanno il vantaggio di delineare un blocco sociale abbastanza consistente: grande borghesia (vedi Corriere della Sera), ceto medio sia produttivo che parassitario (in senso tecnico non morale) ma anche una parte di classe operaia, quella più consolidata. È una strategia che sarebbe sbagliato sottovalutare anche se Fratelli d'Italia esprime un quadro medio di scadente qualità. O pensare che basti cantare "Bella ciao" per i prossimi cinque anni.
Naturalmente nel quadro delineato dalla Presidente del Consiglio non entrano questioni rilevanti come la crisi ambientale ormai in atto, la tutela di beni comuni sottratti al mercato (sanità, istruzione, ecc ) e due elementi che confliggono apertamente con il paradigma neoliberale. Questi sono: 1) l'idea che gli aumenti salariali debbano avvenire spostando ricchezza da profitti e rendite e non usando lo strumento fiscale, che determina una partita di giro da lavoro a lavoro nel caso migliore o ha una contropartita nel taglio del welfare (quindi di fatto in un taglio del salario indiretto o differito); 2) l'idea che lo Stato possa e debba produrre posti di lavoro.
Su questi temi però nemmeno il centro-sinistra (o la CGIL) mettono in discussione le tavole della legge liberiste.
Come costruire un'alternativa che tenga insieme tutte queste cose, senza affidarsi a quella che Lucio Libertini definiva argutamente "magia economica"?
Realisticamente penso che non lo sapremo mai.

Fonte: Facebook

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