Nel corso dell’anno 2021 in Gesenu si sono consumate 75.000 ore di straordinario, segno di una organizzazione del lavoro disattenta sia alla salute dei lavoratori che alla qualità del servizio erogato a cittadine e cittadini. A denunciarlo in una nota sono Fabrizio Cecchini (Fp Cgil Perugia) e Vincenzo Filce (segretario Fiadel Cisal Umbria) che sottolineano come risuonino ancora forti le parole del Presidente della Repubblica Mattarella sulla necessità di restituire dignità al lavoro e garantire salute e sicurezza in tutti i luoghi di lavoro.
Cecchini e Filce evidenziano come le lavoratrici ed i lavoratori impegnati nella raccolta differenziata, lavoro di carattere prettamente manuale, siano chiamati ad un importante impegno fisico, che rende “indispensabili” i turni di riposo, senza i quali si rischia di “compromettere nel tempo la propria salute”.
“Ma l’azienda – insistono i due rappresentanti sindacali - in nome della produttività (ovvero del profitto) preferisce spremere come limoni lavoratrici e lavoratori. Alcuni di loro poi – continuano Cecchini e Filce - vengono utilizzati come fossero un'acquasantiera, in cui tutti intingono le mani, perché l’azienda li utilizza a seconda le proprie necessità organizzative in territori serviti da altre aziende o, ancora peggio, come caposquadra e guardie ecologiche in ambiti territoriali extraregionali (presso i nuovi cantieri di Roma e Ronciglione)”.
In compenso, secondo Fp Cgil e Fiadel, l’azienda dimostra una “pressoché inesistente capacità di confronto sindacale” e i sindacati sono in attesa di conoscere l’esito del procedimento aperto dalla Commissione di Garanzia sull’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.
In conclusione, Fp Cgil e Fiadel Cisal territoriali porteranno avanti la vertenza “senza alcuna ambiguità o cedimenti”, confidando, peraltro, che il socio pubblico di Gesenu SpA (il Comune di Perugia) faccia la sua parte, “intervenendo per garantire gli interessi di cittadine e cittadini”.

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