Il futuro della tartuficoltura nell’allelopatia
L’allelopatia consiste negli effetti sia diretti, sia indiretti, benefici o dannosi di una pianta (o di un microrganismo) su un’altra, attraverso la produzione di composti chimici che vengono liberati nell’ambiente. Il potenziale enorme degli effetti allelopatici sul biocontrollo delle erbe infestanti e/o di microrganismi fitopatogeni negli agro-ecosistemi ed in generale nell'eco-management dei suoli coltivati è oggi riconosciuto da più parti e in autorevoli contributi scientifici; pertanto gli allelochimici si propongono come bio-erbicidi suscettibili di utilizzo economico su vasta scala in programmi di agricoltura biodinamica.
Da alcune ricerche preliminari realizzate in questi ultimi anni presso il Dipartimento di Biologia Applicata dell’Università di Perugia, è stata evidenziata l’attività allelopatica dell’estratto metanolico delle principali specie pregiate di tartufo sulla germinazione dei semi e sull’accrescimento di plantule di alcune specie erbacee spontanee nelle tartufaie naturali e coltivate dell’Italia centrale. L’utilizzo dei principi attivi (allelochimici) degli estratti metanolici dei tartufi per il controllo delle infestanti erbacee costituirebbe un valido aiuto in tartuficoltura attraverso l’uso di sostanze naturali senza dover ricorrere ai comuni diserbanti. Inoltre, tali principi attivi potrebbero essere utilmente impiegati nelle operazioni di controllo delle infestanti erbacee delle colture agrarie tradizionali.
Grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia è stato possibile realizzare il progetto dal titolo “Valorizzazione del tartufo come biorisorsa: verifica delle applicazioni delle proprietà allelopatiche di principi attivi degli estratti metanolici di varie specie di tartufi”, di cui è responsabile il Prof. Roberto Venanzoni coadiuvato dalla Dott.ssa Domizia Donnini e dalla Dott.ssa Paola Angelini, che fanno capo al Dipartimento di Biologia Applicata dell’Università di Perugia, con la collaborazione del Prof. Bruno Tirillini dell’Università di Urbino.
Mercoledì 8 giugno, presso l’Aula Magna della Facoltà di Agraria (S. Pietro), alle ore 10 si terrà un workshop di illustrazione dei risultati del progetto. I risultati dell’attività allelopatica evidenziano che il principio attivo impiegato, presente negli estratti metanolici dei tartufi, potrebbe essere potenzialmente usato per il controllo delle infestanti erbacee delle tartufaie. L’azione dimostrata sulle tre specie della flora erbacea, caratteristiche delle tartufaie naturali e coltivate, potrebbe essere analoga nei confronti delle altre specie eventualmente presenti, limitando così la competizione nei confronti dell’acqua e dei nutrienti: il tartufo che aiuta la tartuficoltura!
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