Il furbetto dei "ristori" scovato dalla Finanza
Militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia hanno dato esecuzione, su delega di questa Procura, ad un decreto di sequestro preventivo nei confronti di un imprenditore, di origine campane, operante nel settore edile, resosi responsabile del reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. L'operazione segue i controlli attivati per i contributi erogati fal Governo Conte2 per il covid19.
Nel corso delle attività ispettive, è emersa la posizione di una società, avente sede legale ed operativa, fino al dicembre del 2019, in provincia di Perugia – successivamente, trasferitasi a Caserta – che, nello scorso mese di aprile, otteneva il pagamento di un contributo a fondo perduto per un importo pari a 17.838,00 euro.
Gli approfondimenti investigativi hanno evidenziato che la stessa non avrebbe potuto accedere al beneficio economico, in quanto già destinataria di provvedimento interdittivo antimafia, emesso dalla Prefettura di Perugia, nel maggio del 2017, sulla base degli elementi informativi, acquisiti dai finanzieri del GICO e dal Gruppo provinciale interforze, circa la contiguità dell’unico socio nonché amministratore della società ad ambienti della criminalità organizzata riconducibili, in particolare, al clan camorristico dei casalesi.
Tale circostanza determina – secondo l’ormai consolidato orientamento giurisprudenziale – una particolare forma di “incapacità giuridica” ex lege, con la conseguenza che al soggetto è precluso avere rapporti contrattuali con le pubbliche amministrazioni ovvero ottenere contributi, finanziamenti, mutui agevolati ed altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi dallo Stato o da altri enti pubblici, per lo svolgimento di attività imprenditoriali, per il tempo di durata degli effetti dell’interdittiva.
Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Perugia ha disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca diretta, della somma indebitamente percepita rinvenibile sui conti correnti e/o depositi intestati alla società e, in caso di mancato o parziale rinvenimento di liquidità, il sequestro preventivo “per equivalente” della somma giacente sui conti dell’indagato o altrimenti investita.
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