Intervista di Nicola Fratoianni su Repubblica

 

Il suo No al referendum è netto, “significa tutelare la democrazia del Paese. Visto che non c’è traccia di quei contrappesi e di quelle garanzie, che oggi anche il Pd torna a chiedere a Conte con un po’ di comprensibile disagio”. Ma Sinistra Italiana, attraverso Nicola Fratoianni, portavoce nazionale e deputato di Si, non nasconde neanche la riluttanza, “che non è preventiva né ideologica” a contribuire all’alleanza Pd-5S, “laddove non si tratti del frutto di un largo e vero percorso di partecipazione, ma solo di un accordo a tavolino”. Non è un caso che alle prossime regionali, il partito della Sinistra corra con il Pd solo in tre regioni (Liguria, col candidato Sansa, Veneto con Lorenzoni, e Puglia con Emiliano). Mentre è severa la distanza da altri candidati governatori dem, pur dati in vantaggio: “De Luca in Campania, ad esempio, col suo sistema di potere incarna quanto di più distante da noi. Ecco perché abbiamo contribuito con convinzione alla nascita della lista “Terra”. 

Nicola Fratoianni, siete senza se e senza ma contro il taglio dei parlamentari. Ma Si aveva però votato a favore, nel patto fondativo del Conte II.     
“Penso sia giusto, tuttavia, sottolineare che il nostro voto favorevole all’ultimo passaggio alla Camera era legato alla nascita del governo Conte. E cioè: soprattutto ad un patto che conteneva una serie di iniziative e contrappesi che continuo a ritenere fondamentali, e di cui non vedo alcuna traccia dopo quasi un anno”. 

È lo stesso motivo per cui il segretario Pd Zingaretti preme su Conte in queste ore, nella speranza di ricevere un segnale sulla legge proporzionale, renziani permettendo.   
“Credo che converrebbe, anche a Zingaretti, uscire da questo imbarazzo. Imbarazzi che peraltro segnano purtroppo l’atteggiamento di Pd-5S anche su altri fronte, a cominciare da decreto sicurezza e migranti. Sia chiaro, per non lasciar spazio ad equivoci: io penso che la tenuta di questo governo sia un valore, da difendere e  consolidare. Ma su legge elettorale proporzionale, garanzie di pluralismo e rappresentanza c’è bisogno ormai di segnali, indispensabili. E poi trovo davvero inaccettabile uno degli argomenti che ancora accompagna le ragioni del Sì: cioè l’equiparazione tra il taglio dei parlamentari e il risparmio di poltrone. Motivazione che considero totalmente sbagliata, culturalmente e materialmente. Anche perché la qualità della democrazia vale di più del costo di un caffè”. 

Anche sulle alleanze, per Regioni e Comuni non c’è una vera alleanza con il Pd.  
“Noi abbiamo lavorato insieme, nel governo, con l’obiettivo di battere le destre, che consideriamo una possibilità regressiva e pericolosa per il Paese. E che dunque non può che restare il nostro avversario principale. Ma, premesso questo, voglio dire più che in amicizia a Zingaretti: il suo giusto richiamo a non essere tafazzisti in casa nostra è fondato, ma attenzione. Se non si mette in campo una reale disponibilità al dialogo su temi profondi, a costruire larghe intese con un lavoro politico in cui ciascuno mette in discussione un pezzo di sé, allora l’obiettivo si trasforma. E non diventa più essere proposta alternativa  e abbattere le destre, ma puntare al potere tout court, con qualsiasi mezzo”.  

Risultato: voi alle regionali siete con il Pd solo in Puglia, Veneto e Liguria. Non in Campania, ad esempio, dove c’è una lunga e travagliata storia, non in Toscana né nelle Marche. 
“Solo nelle prime tre Regioni, c’è stato infatti quel percorso, in Liguria con una estensione diversa e speciale, e questo mostra che lì dove abbiamo la possibilità di lavorare su temi e proposte condivise lo spazio dell’alleanza c’è, eccome. Altrove, non abbiamo trovato quegli elementi di discontinutà, non solo personale o di generazione, ma culturale e politico. La Campania, dal nostro punto di vista, era infatti l’anti-modello, per usare una immagine di sintesi. Con De Luca, infatti, non c'è mai stata alcuna possibilità di convergenza per noi: intendo con quel sistema di potere, che poi lo scenario di quelle liste "personali" conferma, né direi con quel suo impianto culturale e persino con quel linguaggio. Mi auguro si faccia tesoro però, di queste riflessioni, per l’anno prossimo alle comunali: dove mi auguro ci si ritrovi per un lavoro davvero comune. Ed io sposo in pieno l’esortazione che faceva Beppe Sala: si lasci decidere al territorio, si lascino le città libere di fare il loro percorso”. 

Sulla scuola, per i contrasti con la ministra Azzolina, il “vostro” sottosegretario De Cristofaro ha traslocato al Ministero dell’Università. Ma le aule riaprono con quale sicurezza?  
“Avremmo dovuto investire di più. L’ho chiesto in emendamenti che andavano in questa direzione. Avremo dovuto fare tutto il possibile, e di meglio, e devo riconoscere che queste mancanze non sono dipese solo dalla ministra Azzolina. Lo dico perché i problemi che oggi esplodono con il Coronavirus non sono figli di questa emergenza, che ovviamente è gravissima, ma vengono da lontano. Quindi, occorrevano ed occorrono ancora interventi più strutturali e radicali, anche per non ridurre tutto alla discussione sui banchi o le rotelle. E mi auguro che la straordinaria occasione che ci dà il Recovery Fund ci spinga a un cambiamento effettivo della condizione della scuola ” 

Sono ormai sempre più frequenti le scintille tra la sinistra e la Confindustria di Bonomi. 
“Non mi piace del nuovo assetto di Viale dell’Astronomia non solo il tono, devo dire. Ma l’idea di una Confindustria prendi-tutto, l’idea che - sintetizzo - le imprese siano la prima e forse unica cosa del Paese da tutelare, che il problema sia solo tagliare le tasse e ridurre gli elementi di vincolo. E che, insomma, tutto possa ripartire solo se il mercato ha mano libera, più o meno totalmente. Ma il corso degli ultimi decenni, per non dire di questo anno, dimostra che nella storia non funziona così. Il segretario Cgil Landini ha definito scandaloso il fatto che Confindustria si rifiuti di rinnovare i contratti scaduti per non aumentare i salari, concordo. E purtroppo questo induce a pensare che vi siano ancora sguardi quasi sprezzanti nei confronti del lavoro, o di ingordigia inaccettabile".

Vi è anche un'imprenditoria in sofferenza, come dimostra il caso del ristoratore suicida a Firenze. E non crede che Confindustria, sull'appello a stringere i tempi per il ricorso al Mes, affidi alla maggioranza una comprensibile preoccupazione?
"Sul Mes, faccio un ragionamento molto laico. In Europa l'Italia ha già fatto un lavoro straordinario, portando a casa risultati che sembrava ardito immaginare. Ora, lavoriamo con il versante Sud dell'Europa, con la Spagna, con il Portogallo: il Mes rappresenta senz'altro una possibilità, alcune delle condizioni per noi proibitive sono state eliminate o allentate, dunque non sono per una bocciatura di questa possibilità. Ma, sull'altro fronte: le piccole o piccolissime imprese, che fanno poi l'ossatura del sistema Italia dovrebbero stare più cuore a tutti, non so se sono in cima ai pensieri di Confindustria. Perché mi chiedo, allora, come mai per i 65 miliardi del Decreto Rilancio abbiamo scelto di darne 4 allo sconto Irap per imprese che arrivavano fino a 250milioni di fatturato. Avremmo potuto impiegarli per aiutare altri settori".       

Lei ha polemizzato con Briatore, quattro giorni fa: "Una certa classe imprenditoriale non sa che la salute viene prima dei profitti". Ora, verrebbero prima gli auguri di una veloce guarigione. O no?
"Certo, l'ho appena scritto anche sui social. Auguri a Bruatore, ma anche a tutti quelli che combattono contro il virus, e magari erano stati anche molto attenti. Ma dobbiamo coltivare questo esercizio di responsabilità, il negazionismo su Covid è triste, oltre che dannosissimo. Il vincolo di sicurezza e civilità di cui siamo tutti portatori significa soprattutto questo: comprendere che prendersi cura di sé, significa tenere molto anche alla sicurezza della comunità. E viceversa"

Condividi