Franco Berardi 'Bifo': "Deve saltare il sistema globale della finanza"
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«Oggi la rivoluzione non ha più una connotazione armata e violenta, ma tecnologica. Quello che ci vorrebbe per uscire dalla crisi globale è far saltare i codici sorgente dei programmi finanziari, perchè questo sistema non può essere corretto». È quanto sostiene Franco 'Bifo' Berardi, docente di Sociologia della Comunicazione alla Scepsi, l'European scool of Immagination, nata lo scorso maggio a San Marino e che ha già sedi a Oslo, Helsinky, Barcellona e Londra. Bifo, fondatore della storica Radio Alice, radio libera faro delle contestazioni studentesche del 1977, è oggi al fianco del movimento degli 'indignati' di tutto il mondo, ma spinge l'acceleratore sul tema della 'rivoluzione' e immagina un crack globale del sistema dei mercati, a favore di quello che lui chiama «un ritorno alla civiltà». «In cui- spiega all'ADNKRONOS - ciascuno guadagna in funzione di ciò che sa fare e di ciò di cui ha bisogno, facendo scomparire la funzione parassitaria della finanza».
Bifo, che ha appena pubblicato in California il volume 'After the future' (presentato lo scorso 11 dicembre a Milano) e che non disdegna di essere definito «anarchico» era in piazza anche mercoledì scorso con gli studenti e i precari di Bologna davanti alla sede della Banca d'Italia dove ci sono stati degli con polizia e carabinieri scontri e una ragazza di 23 anni è rimasta ferita. Tuttavia, il docente crede che «non sarà l'Italia il punto più avanzato di questo processo rivoluzionario, confido molto più sull'Inghilterra e su Londra». «Noi abbiamo la mafia al governo e finchè continueremo a cadere nella trappola per cui il problema è Berlusconi non risolveremo nulla, perchè qui ci si illude sempre che il prossimo governo sarà più ragionevole e così scontiamo il fatto che buona parte dei movimenti sono concentrati su di un problema secondario» prosegue Bifo, che pensa ad una reazione più profonda e di dimensione intercontinentale finalizzata all'azzeramento dell'attuale impianto economico mondiale. Al suo posto vede un'impostazione sociale ed economica che si rispecchia nei principi del Movimento della Decrescita Felice, sostenuta anche dall'economista e filosofo francese Serge Latouce.
«Bisogna liberarci dell'ossessione del dogma della crescita» rimarca, infatti, Bifo, convinto che «il debito non esiste, non l'abbiamo contratto noi e non dobbiamo pagarlo». Stessa liberazione generalizzata, Bifo, la ritiene necessaria anche nel mondo dell'informazione. «Ma non basta togliersi il bavaglio di una legge apertamente fascista - afferma - bisogna rimettere in discussione l'assetto proprietario dei media che non possono essere in mano a gruppi economici, ma a realtà di base della società». Un concetto non molto diverso da quello che quasi 35 anni fa fece fiorire in tutta Italia le radio libere, di cui Radio Alice era non a caso la capofila. Quanto all'arco di forze politiche italiane, Bifo non confida molto nel Pd e tanto meno nel movimento ispirato a Bebbe Grillo. Quanto al partito di Pier Luigi Bersani, è convinto che «questa sinistra una volta al governo farà esattamente ciò che il direttorio finanziario chiede, esattamente come e ciò che fa Berlusconi». Quanto al Movimento 5 stelle , «sono bravi ragazzi - afferma -ma credono nella legalità, che è la formalizzazione di un rapporto di forza, e nella moralità, io piuttosto credo nell'etica, che sta nel riconoscere l'altro, nel sentire insieme a lui». Non si salva neache Bruxelles. Secondo Bifo, pur contrario ad un ritorno alle monete nazionali, «bisogna cambiare i criteri di Maastricht che stanno strangolando l'Europa, anzi dobbiamo cancellare il trattato di Maastricht e rispedire al mittente il ricatto della Bce».
Insomma, per Berardi resta al centro «il conflitto tra la vita sociale e la dittatura finanziaria che sta distruggendo l'eredità civile di due secoli di lotta operaia, il sistema educativo, la sanità pubblica, il diritto al lavoro, al salario e alla pensione». «Il risultato di questa devastazione - continua - è l'impoverimento della maggioranza della popolazione, la totale precarizzazione e umiliazione del lavoro». «L'effetto successivo - sostiene - sarà la violenza, dato che la gente cercherà dovunque capri espiatori per nervosismo, impotenza e rabbia». Tuttavia, prosegue Berardi, «la nostra lotta non fermerà la rapina criminale e automatizzata che in corso» perchè «il trasferimento delle risorse e della ricchezza è incorporato nelle macchine, nel software che le governa» aggiunge, precisando che in tutto questo, se da un lato «la politica è morta», dall'altro la gente «ha perduto il piacere di stare insieme». Contro, dunque, la virtualizzazione dei rapporti umani, sempre più filtrati da un cip, bisogna «scendere in strada e combattere», perchè anche se «il potere reale non è negli spazi fisici ma nell'astratta connessione tra numeri algoritmi e informazioni, solo bloccando tutto si riattiva il corpo sociale e si mobilita la solidarietà».
Fonte: Adnkronos - Da: controlacrisi.org
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