PERUGIA - È stata presentata sabato a Perugia la biografia non autorizzata di Roberto Formigoni, scritta dal radicale Lorenzo Lipparini che, con Marco Cappato, ha denunciato nel 2010 l’irregolarità delle elezioni regionali lombarde a seguito dello scandalo delle firme false.
In periodo di continue elezioni e stravolgimenti politici occuparsi di Formigoni, in Umbria, non vuole dire solamente parlare di un uomo, costantemente al centro delle cronache, che ha attraversato la prima e la seconda repubblica, ma anche riflettere sulle nostre istituzioni e sulla nostra classe politica. Ne hanno discusso con l’autore Andrea Maori, dei radicali perugini, Roberto Segatori, Giuseppe Moscati e Giuseppe Rippa.

Dagli esordi come leader universitario cattolico nella Milano degli anni di piombo al governo della regione più ricca d’Italia, senza più riuscire a prendere il volo nella politica nazionale. Nonostante i meeting di Rimini e la fama di buon governo costruita in quasi 17 anni di presidenza. Con molte ombre. La legge 165 del 2004 non gli avrebbe consentito di partecipare e farsi eleggere per la quarta volta consecutiva (in buona compagnia con il governatore dell’Emilia Vasco Errani), ma i tribunali gli hanno dato ragione: basta “dimenticarsi” di recepire a livello regionale la legge elettorale ed ecco che il divieto salta e il modello lombardia, un vero e proprio sistema di potere messo a punto nel corso degli anni, si può portare avanti. Nel frattempo tutti i posti di responsabilità sono stati occupati da uomini di fiducia, dalla sanità alle società di diritto privato (ma controllate dalla regione) messe a punto per gestire i servizi regionali. Sanità efficiente ma non all’eccellenza secondo i dati del Ministero raccolti con il “sistema bersaglio”, e con costi altissimi.

Eccessiva ospedalizzazione, pochi controlli, continue truffe, l’irpef più alta d’Italia, e poi gli scandali delle strutture accreditate. Con buona pace della concorrenza, in realtà inesistente, e dei diritti. Trovare un medico non obiettore per le interruzioni di gravidanza è impossibile se non ricorrendo a ginecologi “gettonisti” esterni in intere province. Per non dimenticare il caso di Eluana Englaro, quando si dovette andare fino in Friuli per vedere rispettata la sua volontà, certificata anche in un tribunale. Formigoni è passato attraverso tutto questo, ma è oggi un leader indebolito dagli scandali che hanno investito collaboratori, colleghi di giunta, politici, amici.

Formigoni prende le distanze e nega tutto, forte della grande esposizione mediatica di cui gode. Non si parla più di lui come di successore di Silvio Berlusconi, ma il problema forse resta un altro: le nostre regole, le nostre istituzioni, sono sufficientemente solide per consentire il ricambio dei nostri rappresentanti, garantire il rispetto di regole e procedure, prevenire illegalità anche nel furturo? Finora non sembra che sia andato così. "Ma Formigoni" puntualizza Liliana Chiaramello, Presidente Radicali Perugia "altro non è che il prodotto, come tanti altri ce ne sono in Italia, di un regime viziato dall'illegalità. La Lombardia, e il suo male-affare, non è il caso unico ma lo specchio di una realtà disastrata che da Radicali siamo soliti definire con un solo, semplice termine: peste! La peste italiana è quella delle firme false, delle clientele, degli illeciti perpetrati e dei diritti negati , dei bottini che si spartiscono i potenti di turno e di un calderone di irregolarità che fanno del nostro Paese il sorvegliato speciale in sede europea: le numerose condanne ricevute negli anni dalla Corte Penale Internazionale dei Diritti dell'Uomo ne sono l'immediata, concreta dimostrazione".

 

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