Smart CUP: continua da parte della Regione l’opera di rieducazione dei cittadini, sempre più esplicitamente invitati a dimenticare la sanità pubblica e a rivolgersi, per disperazione, a quella privata. 
Era il 21 novembre del 2021 quando la Presidente Tesei e l’assessore Coletto annunciarono con una certa enfasi la volontà di mettere mano al problema delle liste d’attesa con un “piano di smaltimento delle prestazioni” che prevedeva l’utilizzo di significative risorse economiche, il coinvolgimento delle aziende ospedaliere, la sinergia tra le Asl, nonché “lo svolgimento delle prestazioni di sabato e domenica”. Oltre, tanto per cambiare, all’immancabile riferimento a “visite ambulatoriali svolte anche nelle strutture private accreditate”.
E’ passato un anno, ed ecco che l’assessore torna ad annunciare “una serie di progetti sperimentali”, tra i quali spicca il cosiddetto Smart CUP, che pare destinato a creare ulteriori disagi a cittadini già impegnati nel giro delle sette chiese. Si tratta, se abbiamo capito bene, di fare cassa risparmiando sui costi del personale del CUP. Ecco quindi che il CUP lascia il posto allo “smart CUP”. Non si tratta solo di un gioco di parole: “il paziente, a seguito della prescrizione di visite o esami diagnostici da parte del suo medico, riceverà un SMS che comunica luogo e data dell’appuntamento. Quindi il cittadino non deve (si scrive “non deve”, si legge “non può più”) chiamare il NUS o recarsi al CUP o utilizzare il CUP online per la prenotazione, con una conseguente riduzione degli accessi al Centro unico di prenotazione e delle risorse dedicate al CUP fisico. Infatti, dopo la prescrizione da parte del medico, il personale dello Smart Cup procede a prenotare con la prima disponibilità”. Traduzione: fino a ieri quando il medico di famiglia ti prescriveva la visita specialistica o l’esame diagnostico prendevi il telefono e concordavi luogo e data della prestazione, da domani non avrai nessuno con cui parlare (o nessun ventaglio di disponibilità da rintracciare al computer): ti arriverà un SMS dallo Smart cup e lì (a Orvieto, a Branca, a Terni, ad Amelia...) dovrai recarti. Quel giorno e a quell’ora, se trovi chi ti accompagna. Se proprio non ce la fai ed adattarti a quella prenotazione, puoi sempre andare in farmacia e ricominciare da capo.
Insomma: invece di assumere personale e ridurre i tempi d’attesa (quelli veri, che passano tra la prenotazione e la prestazione), si riduce il tempo, già irrisorio, che passava tra la prescrizione del medico di famiglia e il momento in cui ti mettevi al telefono o al computer per effettuare la prenotazione. In cambio, perdi quel minimo margine di contrattazione che ti consentiva di scegliere tra una prestazione più sollecita ma più scomoda da raggiungere ed una più vicina nello spazio ma più lontana nel tempo. Il tutto, come sempre, in in nome delle consuete parole magiche (“appropriatezza”, “sinergia”, “rete”, ecc.), mentre continua crescere il numero dei cittadini che, se solo se lo possono permettere, si rivolgono al privato per ottenere a pagamento quello che invece spetterebbe loro di diritto.
Ma questa era la missione della destra, e a questo punto sembra quasi fatta.
 

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