PERUGIA - ''La poca conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo delle popolazioni italiane dell'Istria, della Venezia Giulia e della Dalmazia in Italia, ma soprattutto in regioni come l'Umbria, geograficamente lontane dalle terre che conobbero quei drammatici eventi, impone un'opera sinergica e di tutte le istituzioni per promuoverne la conoscenza e l'approfondimento, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni'': e' quanto sostiene il comitato scientifico dell'associazione culturale Libera Storia in vista del Giorno del ricordo, giovedi' prossimo.

''La maggior parte delle persone - spiega l'associazione in un comunicato - ignorano cosa sia una foiba, le modalita' disumane e violente con cui vennero soppressi con certezza oltre 7 mila civili e militari da parte dei partigiani comunisti di Tito per la sola colpa di essere italiani, nonche' le dimensioni dell'esodo dalle regioni dell'Istria e della Dalmazia di 350 mila nostri connazionali, alloggiati in campi di concentramento in diverse regioni d'Italia, da cui ebbero modo di uscire in alcuni casi non prima della seconda meta' degli anni '50''.

C’è da osservare al riguardo, per rispetto alla verità storica, che la maggior parte delle persone è anche all’oscuro delle rappresaglie e delle stragi di cui si erano in precedenza resi colpevoli i militari italiani, le camicie nere in specie, mettendo a ferro e fuoco indifesi villaggi abitati prevalentemente da popolazioni slave, provocando la morte di tanti innocenti, donne, anziani e bambini prevalentemente, ai quali Libera storia non fa mai cenno e sui quali è ugualmente necessario, a nostro parere, conoscere e approfondire. Stragi che hanno probabilmente provocato una reazione ancora più feroce e sicuramente ingiustificabile.

Siamo, perciò, d’accordo con Libera storia sul fatto che si e' trattato di “una pagina buia della nostra storia contemporanea troppo a lungo vittima - afferma - di un silenzio che affondava le sue radici in ragioni di tipo politico e ideologico. Si tratta di una pagina che oggi non deve rimanere patrimonio di pochi o subire strumentalizzazioni politiche, in quanto riconosciuta nel 2004 da una legge nazionale, che ha istituito la giornata del 10 febbraio, anniversario del trattato di pace con il quale l'Italia nel 1947 cedette buona parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia, come Giorno del Ricordo”.

Per questo motivo Libera Storia, associazione di promozione sociale, assicura che si trovera' in prima linea in questa opera di sensibilizzazione con diversi appuntamenti culturale e scientifici nel territorio perugino con scuole ed enti locali.

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TRATTO DA WIKIPEDIA

L'italianizzazione fascista

« Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. [...] I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani » 
(Benito Mussolini, discorso tenuto a Pola il 24 settembre 1920 

La situazione degli slavi si deteriorò con l'avvento al potere del fascismo, nel 1922. Fu gradualmente introdotta in tutta Italia una politica di assimilazione delle minoranze etniche e nazionali, che comportò l'italianizzazione di nomi e toponimi, la chiusura delle scuole slovene e croate, il divieto dell'uso della lingua straniera in pubblico, ecc. Simili politiche di assimilazione forzata erano all'epoca assai comuni, ed erano applicate, fra gli altri, anche da paesi democratici (come Francia e Regno Unito). Da notare che furono adottate dalla stessa Jugoslavia.. Tuttavia la politica di "bonifica etnica" avviata dal fascismo è stata considerata particolarmente pesante, anche perché l'intolleranza nazionale, talora venata di vero e proprio razzismo, si accompagnava alle misure totalitarie del regime.

L'azione del governo fascista annullò l'autonomia culturale e linguistica di cui le popolazioni slave avevano ampiamente goduto durante la dominazione asburgica e esasperò i sentimenti di inimicizia nei confronti dell'Italia.

Le società segrete irredentiste slave, preesistenti allo scoppio della Grande Guerra, si fusero in gruppi più grandi, a carattere nazionalista e comunista, come la Borba e il TIGR, che si resero responsabili di numerosi attacchi a militari, civili e infrastrutture italiane. Alcuni elementi di queste società segrete furono catturati dalla polizia italiana e condannati a morte dal tribunale speciale per terrorismo dinamitardo.

 

L'invasione della Iugoslavia
La spartizione della Iugoslavia.Nell'aprile del 1941 l'Italia partecipò all'attacco dell'Asse contro la Iugoslavia. La Iugoslavia fu smembrata e parte dei suoi territori furono annessi dagli stati invasori. Col trattato di Roma l'Italia annesse una gran parte della Slovenia, la Dalmazia settentrionale e le Bocche di Cattaro. Inoltre occupò tutta la fascia costiera della ex-Iugoslavia, con un ampio entroterra.

In Slovenia fu costituita la provincia di Lubiana, dove, a fini politici ed in contrapposizione con i tedeschi, si progettò, senza successo, di instaurare un'amministrazione rispettosa delle peculiarità locali. In Dalmazia fu invece instaurata una politica di italianizzazione forzata.

La Croazia fu dichiarata indipendente col nome di Stato Indipendente di Croazia, il cui governo fu affidato al partito ultranazionalista degli ustascia, con a capo Ante Pavelić.

 


 

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