La fitodepurazione a Castelluccio: la natura che depura
C’è chi lo chiamerebbe volentieri “il Tibet d’Italia”; c’è addirittura chi, con profonda convinzione, già rivendica il titolo di “Tibet d’Europa”, ricordando che un posto così non esiste nel vecchio continente. Castelluccio è un nome che contiene una coccola, riuscendo ad unire in un unico termine aspetto e sentimento, come una carezza che si plasma nell’atto di esprimere affetto.
Castelluccio non è solo un paese, probabilmente più che altro è un luogo, uno dei posti più conosciuti della Nazione, da italiani e da stranieri. Per gli umbri rappresenta la summa del paesaggio della Regione, l’immagine che racchiude l’espressione perfetta, quasi onirica, dei panorami naturali e antropici dell’Umbria.
La vista che rappresenta tale sintesi si raggiunge al passo che improvvisamente ci consegna Castelluccio, quello che si affronta venendo da Norcia e dopo aver superato, a forza di tornanti, i boschi e varie tonalità di verde.
La Regione Umbria ha avuto il coraggio di puntare risorse e forze per riprendersi lo spazio all’interno del suo simbolo, lasciando fuori i malsani conteggi dai risvolti elettorali. Castelluccio sarà sempre più bello; già oggi, le opere che hanno interessato gran parte degli spazi pubblici, hanno un colore diverso, più vicino a quello della natura che lo circonda, abbandonando le crepe, come ferite, di cementi dissestati. Si sono adottate le tecnologie come la fitodepurazione, l’ultimo degli interventi realizzati e che qui si presenta.
L'impianto di depurazione è ubicato in un area che si trova a circa 600 m a nord-est rispetto al centro del paese, in una zona agricola pressoché pianeggiante situata alla quota media di 1300 m s.l.m.. Durante la stagione turistica, i volumi di acque reflue prodotte aumentano notevolmente e di conseguenza lievitano anche i costi e le difficoltà operative. Si verificano dei picchi di presenza, dovuti sia alle attività turistiche che alle seconde case, con massimi attualmente previsti intorno ai 500-600 abitanti equivalenti; l’utenza massima stimata, in base alle previsioni future, è pari a circa 1000 e su tale potenzialità è stato dimensionato l’impianto.
Sono stati rispettati a pieno i principi dalla Direttiva 2000/60 CE, tenendo conto dell’alta oscillazione stagionale delle utenze e della sua alta valenza ambientale e paesaggistica, in modo da garantire un'adeguata depurazione e costi di gestione ridotti. L'obiettivo principale è stato comunque quello del rispetto della naturalità dell’ambiente e del paesaggio. L’impianto è impostato in due fasi fisicamente distinte; la prima, di pretrattamenti, è realizzata in alto in una zona a margine della strada facilmente raggiungibile per controlli e manutenzioni; la seconda, di fitodepurazione, è invece posizionata a valle così da poter essere alimentata per gravità. I campi di filtraggio sono costituiti da due passaggi. Il primo stadio (un sistema a flusso verticale modificato per il trattamento di reflui grezzi) permette di trattare le acque reflue senza che queste vengono sottoposte ad un trattamento primario di sedimentazione, raggiungendo rendimenti di abbattimento sul COD superiori all’80%, mentre il secondo stadio (di tipo a flusso verticale classico) affina ulteriormente il processo di depurazione. L’impianto è interamente a flusso sommerso, il che evita la proliferazione di insetti o la formazione di cattivi odori.
Per migliorare sensibilmente l’inserimento ambientale, intorno al sistema di fitodepurazione, sono stati realizzati due sistemi umidi in cui si è ricreato l’ habitat idoneo per la fauna selvatica, in particolare quella anfibia. L’area, è delimitata da una recinzione alta 1,2 metri, a maglia larga per permettere il passaggio della fauna. L'opera si presenta in modo estremamente naturale, senza che siano visibili opere edilizie ed elettromeccaniche.
Il fitodepurazione è un sistema che utilizza il filtraggio naturale e l'aiuto di microbatteri, aiutati a vivere grazie alle piante. L'energia utilizzata, in confronto ad altri impianti, è praticamente assente. Il sistema di trattamento è, pertanto, di tipo naturale. Ad interventi conclusi, ad inverdimento definitivo, il risultato sarà uno dei tanti rettangolini verdi, un elemento dello splendido puzzle che compone la tela che copre queste terre, il quale, tra l'altro, trasformerà i liquami in acqua, nei limiti previsti dalla normativa.
Castelluccio è un posto primitivo, una specie di Jurassik Park, in cui l’uomo ne era uscito. Il paese qualche anno fa sembrava un posto del dopoguerra sessant’anni dopo. L’uomo, nel suo spazio, ha riportato le cose più innovative, quelle più intelligenti, che potranno innescare un meccanismo di ripresa di un luogo antico, che ancora tanto ci può insegnare, accarezzandoci, con il suo nome e con le sue bellezze.
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