PERUGIA - ''Voglio essere ottimista. Voglio credere che piu' andiamo avanti e maggiore e' il numero di persone che realizzano che la loro vita e' legata alla liberta', piu' le cose possono cambiare in meglio''. E' il messaggio di speranza di Oleg Kashin, uno dei giornalisti piu' famosi in Russia, inviato del quotidiano Kommersant, aggredito da ignoti a novembre scorso, a pochi passi dal suo appartamento a Mosca, e ridotto in fin di vita dopo aver denunciato piu' volte la mancanza di democrazia nel suo Paese.

Ospite al festival del giornalismo di Perugia di un panel dedicato alla 'mattanza russa', Kashin non usa mezzi termini nel prendere le distanze dai ''nuovi movimenti giovanili nazionalisti e fascisti'' che sono ''vicini al governo''. Intanto a gennaio ha pubblicato il suo ultimo libro e ha ripreso a scrivere, tra l'altro per il New York Times.

L'inchiesta sul suo tentato omicidio e' affidata a Sergei Golkin, che sta indagando sugli omicidi dei giornalisti Anna Politkovskaja e Paul Klebnikov, ancora irrisolti.

Accanto a Kashin, oggi, Oksana Chelysheva, che ha lavorato con la Societa' per l'amicizia russo-cecena e nel 2006, per la sua attivita' di denuncia dei soprusi nei confronti dei difensori dei diritti civili nella Federazione Russa, ha ricevuto il premio Amnesty International per i giornalisti sotto minaccia. E' coautrice del Dossier Cecenia, dedicato alla memoria della Politkovskaja e Abdulla Khamzaev.

Per svolgere con indipendenza e senza minacce la sua attivita', Oksana vive da alcuni anni all'estero, attualmente in Finlandia. ''Ci sono andata per puro caso - spiega - ma poi ho capito che forse, restando li', potevo essere piu' utile, piuttosto che tornando in Russia magari solo per allungare la lista dei giornalisti uccisi o sottoposti a pressioni. E' un modo per esportare la nostra voce all'estero. E l'interesse di tutti puo' aiutarci a salvare altre vite''.
 

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