(dell'inviato Michele Cassano) (ANSA) - PERUGIA - Non e' solo una rivoluzione per il mondo del giornalismo, un nuovo modo di informare che in Usa e in Gran Bretagna e' gia' realta' consolidata nelle redazioni dei giornali, ma vuole essere molto di piu': vuole garantire la partecipazione dei cittadini, la trasparenza e la lotta alla corruzione, migliorando le nostre vite e tornando a far crescere l'Italia.

Possono sembrare dei visionari, ma il popolo di data journalist e attivisti dell'open data, che sono stati il fenomeno su cui si è concentrato il Festival del giornalismo di Perugia, ci crede davvero.

''Quanto all'innovazione l'Italia e' un paese in via di sviluppo, siamo dietro il Brasile, la Georgia, le Filippine, l'Indonesia. Ci sono colpe della politica, delle amministrazioni poco interessate alla trasparenza per evidenti motivi, ma c'e' anche la difesa delle rendite di posizione a fermare lo sviluppo'', spiega Ernesto Belisario, presidente dell'Associazione per l'Open Government, ammettendo pero' che se si usassero vocaboli italiani sarebbe piu' facile arrivare alla gente: il data journalism, quello che utilizza i dati per trasformarli in notizie, in Italia e' riservato a pochi intimi.

''L'Italia non ha una grande tradizione in questo settore'', sostiene con un eufemismo Aran Pilhofer, direttore interactive news del New York Times, che, insieme ad altri reporter all'avanguardia come Paul Lewis del Guardian ed esperti del settore come Dan Nguyen di ProPublica, ha spiegato cosa serve per diventare data journalist.

''Bastano Excel e Google e l'80% di quello che serve posso insegnarlo in un giorno'', assicura Pilhofer, spiegando che ci sono software gratuiti che consentono senza troppi sforzi di elaborare dati e che ormai in Usa e Gran Bretagna giornalisti e informatici sono diventati un corpo unico.

''Non solo facciamo noi quello che potrebbero fare altri, ma siamo anche piu' credibili'', aggiunge. ''Il data journalism salvera' il giornalismo, perche' i dati sono veri e inconfutabili'', e' quello che sostengono. I risultati in effetti sono sorprendenti, certificati da piu' di un Pulitzer.

L'americana Paige St.John, anche lei a Perugia, ha vinto il premio l'anno scorso per la sua analisi dei dati delle assicurazioni immobiliari della Florida. ''In Italia siamo indietro anche nella diffusione di questi temi sui media tradizionali, su internet restiamo in una nicchia'', avverte Belisario. A Perugia la sua associazione ha creato il Datacamp per ''ibridare'' le diverse figure professionali ed e' stato diffuso un handbook con le nozioni di base.

''Le associazioni open data chiedono che le amministrazioni mettano a disposizione i dati pubblici, perche' sono l'oro del nuovo millennio - prosegue Belisario -. La partecipazione sta crescendo ed arrivano anche i primi risultati. Il comune di Bologna ha un garante della partecipazione e vivono grazie ai dati realta' come Smart City''.

Tutte tematiche che fanno parte dell'agenda digitale che il governo, dopo la consultazione pubblica che si chiudera' a meta' maggio, dovrebbe elaborare in vista dei decreti digitali previsti entro giugno. ''Chiediamo che il governo vada veloce e faccia in modo che non si possa piu' tornare indietro - aggiunge -. Se perdiamo questo treno, temo che lo perderemo definitivamente''.

 

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