dall'inviato da Pesaro Nicola Bossi

PESARO - Non si sente assediato o isolata, anche è convinta sempre di più che i lavoratori, minuto dopo minuto, stanno accettando il sacrificio di rinunciare ad un giorno di lavoro per manifestare contro una finanziaria che il Governo vuole far pagare a loro e non ai ricchi. Susanna Camusso, sul palco della festa nazionale democratica di Pesaro, inchioda il Governo e lancia un ultimatum ai sindacati di Cisl e Uil. Ma il primo passaggio è sull'articolo 8 che introduce una contrattazione ad hoc azienda per azienda,  al di là dei contratti nazionali.  "Violano un principio costituzionale fondamentale, quello dell'uguaglianza dei lavoratori, della loro retribuzione e dei loro diritti. Abbiamo lo sciopero del 6 settembre - ha concluso - e quella sarà l'occasione in cui coglieranno l'umore delle lavoratrici e dei lavoratori rispetto a queste scelte".

E la Camusso non ha paura di puntare il dito contro il Ministro Sacconi autore delle leggi contro i lavoratori:"E' inaccettabile che il Paese sia governato in parte da un ministro che ha come obiettivo soltanto la vendetta verso i lavoratori e i loro diritti". Il colpo è di sciabola e poi subito dopo l'invito alla ribellione da parte del mondo del lavoro per salvare l'articolo 18: ''Le modifiche che hanno introdotto al già pessimo e da stralciare articolo 8 - ha spiegato la Camusso nel corso del dibattito - sono modifiche che mettono in discussione il contratto nazionale di lavoro e lo Statuto dei lavoratori, non solo l'articolo 18, ma tutto lo Statuto".

La Camusso si dice stanca poi delle prediche interessate di Cisl e Uil che predicano bene ma agiscono, secondo lei, da fiancheggiatori del Governo: "Ci dicono che non sarà uno sciopero generale - ha affermato - perchè indetto da un sindacato sempre più marginale. Io rispondo: allora che senso a fare sindacato se non si scende in piazza, se non si cerca di cambiare provvedimenti contro i lavoratori e soprattutto se non si difendono le famiglie dei ceti più bassi. Io non accetto più le prediche di chi poi fa gli accordi separati e di chi va a incontrare senza trasparenza i rappresentanti del Governo senza una strategia comune. Noi non ci stiamo più a questi atteggiamenti".

L'unità sindacale però resta un obiettivo da seguire anche in questo momento di crisi di rapporti più forte di quella storica del 1984 per il referendum sulla scala mobile. "Il solco è sempre più profondo in fatto di rapporti e di strategie comuni. Forse la situazione è peggiore della grande crisi del 1984. Ma questo non deve farci smettere di lavorare alla ricerca di una nuova unità nell'autonomia. Un primo grande segnale per ritrovare la strada comune potrebbe essere quello di dire di no all'articolo 8 sulla contrattazione aziendale. Se Cisl e Uil lo faranno noi faremo il nostro". Sul possibile successo dello sciopero del sei settembre la Camusso è chiara: "sappiamo che è un momento difficile e che ai lavoratori chiediamo un sacrificio importante, ma siamo convinti che in tutti i luoghi di lavoro ci sarà una sollevazione contro questa manovra iniqua". la Camusso c'è. Lo sciopero pure.

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