Faurecia Terni. Il caso dei mancati aiuti alle famiglie degli operai
Faurecia Terni, Fiom Cgil: l’azienda non accetta la richiesta di riconoscere aiuti alle famiglie dei dipendenti, nonostante il fatturato record
“La direzione aziendale della Faurecia di Terni, la seconda realtà metalmeccanica nella provincia, attraverso una mail di risposta alla specifica richiesta, effettuata dalla sola RSU della FIOM, ha comunicato di non essere disponibile a riconoscere alcun tipo di aiuto economico ai dipendenti e alle loro famiglie, per fare fronte ai rincari dei costi energetici che ormai da tempo stanno incidendo negativamente sui bilanci familiari di tanti lavoratori e di tante lavoratrici”. È quanto comunica la stessa Fiom Cgil in una nota nella quale rimarca come gli aiuti in questione sarebbero stati totalmente deducibili per l’azienda, così come previsto dal Decreto “Aiuti bis”, poi convertito in legge, che ha introdotto tale possibilità.
“Il giudizio su questa posizione aziendale di chiusura e di mancanza di sensibilità verso i dipendenti, in un momento di grande difficoltà, quale quello attuale, è estremamente negativo – afferma Fiom - sia da parte della RSU, sia da parte della segreteria provinciale. È negativo in termini generali, ma lo diventa ancor di più se messo in relazione, ad esempio, alla diversa scelta effettuata da altre aziende del territorio, sia più grandi, sia più piccole, in termini di occupati e fatturato e se si considera, inoltre, che la Faurecia di Terni ha l’obiettivo di raggiungere nel 2022 il fatturato più alto dal momento della sua fondazione a oggi, superando i cento milioni di euro”, sottolinea il sindacato.
In questo senso per la Fiom diventa “alquanto astratto e poco significativo” presentare piani industriali di sviluppo, tra l’altro “viziati da una prospettiva temporale estremamente breve” , oppure parlare di “gender diversity” se, poi, “nei momenti di maggior bisogno delle dipendenti e dei dipendenti (che negli anni hanno fatto sì che l’Azienda potesse raggiungere risultati economici di questo tipo, costruendo prima le solide fondamenta sulle quali è cresciuta e risollevandola, successivamente, nei momenti di crisi come nel 2016), l’azienda si tira indietro e non accetta di aiutare i propri dipendenti a superare una delle fasi socio economiche più complicate e difficili degli ultimi decenni”.
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