di Fabio Sebastiani

Il Governo ha convocato le parti sociali per lunedì 23 alle 10. I temi all’ordine del giorno sono il lavoro e la crescita. Ieri i sindacati avevano avuto un vertice unitario dal quale è uscito un documento - piattaforma che rilancia la “fase 2”, ovvero il tema della crescita. Cgil, Cisl e Uil, che dichiarano di avere una loro proposta anche sulle liberalizzazioni, rimettono al centro del confronto alcuni punti a partire dalla riduzione del carico fiscale a beneficio dei lavoratori, dei pensionati e delle famiglie e una generica “imposizione sui patrimoni mobiliari e immobiliari”. Chiave della proposta sindacale è la detassazione e decontribuzione del salario di produttività “tramite la contrattazione collettiva aziendale”.
Un lungo capitolo a parte viene dedicato al mercato del lavoro. La proposta di Cgil, Cisl e Uil fa perno su tre punti: la generalizzazione del contratto di apprendistato e del contratto di inserimento (per il reimpiego dei lavoratori in disoccupazione, per l’occupazione femminile e per li over 50); favorire il part-time; rafforzamento del credito di imposta.

Contratto a tempo determinato: va semplificata la durata, ad esclusione dei lavori stagionali, ma sopratutto va fissato un tetto nel suo utilizzo all'interno dei contratti nazionali. Lavoro parasubordinato: stabilire nei contratti di settore un reddito annuo al di sotto del quale non è consentito assumere con questa tipologia contrattuale. Lavoro accessorio, quello pagato attraverso i voucher: limitarne il ricorso e fissare un riferimento al compenso orario. Tirocini: dovranno essere ricondotti all'interno delle attività dell'istruzione anche universitaria.Nella proposta c’è una sorta di “via privata” alla flexicurity, ovvero una maggiorazione del lavoro precario che vada come quota per gli ammortizzatori sociali.

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, i sindacati propongono un riordino delle tutele. Il sistema sarà fondato su uno schema assicurativo con il contributo di tutte le imprese estendendo gli ammortizzatori a tutti i lavori e a tutte le dimensioni d'azienda. Il sistema sarà fondato su due strumenti; la Cig per crisi di natura temporanea o strutturale dell'impresa e l'indennità di mobilità o disoccupazione in caso di licenziamento. Andranno ridefiniti inoltre i requisiti di accesso alla fruizione degli ammortizzatori e rafforzate le politiche attive per il reimpiego. Per fare fronte alle emergenze sociali inoltre Cgil, Cisl e Uil chiedono che ai lavoratori in Cig o in mobilità sia garantita la salvaguardia dei requisiti pensionistici o il prolungamento dell'indennità di disoccupazione.

Il documento si completa di altri due capitoli, uno sulla previdenza e un'altro sulle liberalizzazioni. Sul primo capitolo, in sostanza, il sindacato accetta l'aggancio della previdenza alla sostenibilità finanziaria e cerca di "limitare i danni" sui vari punti; tra gli altri, adeguamento degli assegni previdenziali all'inflazione, lavori usuranti, espulsione dal ciclo produttivo, fino alla proposta di prevedere un part-time negli ultimi anni di vita lavorativa indotti dall'allungamento dei criteri di accesso alla pensione.

Le liberalizzazioni, infine, "possono essere di sostegno alla crescita del Paese a condizione che non si traducano in un’azione indistinta, incoerente e improvvisata frutto di una lettura affrettata ed ideologica della realtà. Va ricordato che liberalizzare non significa automaticamente privatizzare, ed inoltre un settore liberalizzato ha mediamente più bisogno di regole chiare e trasparenti, visto che buona parte della difficile situazione attuale discende da una palese e dimostrata incapacità del mercato ad autoregolarsi
spontaneamente. Liberalizzare significa inoltre interagire con il lavoro e, molto spesso, con la sfera dei diritti di cittadinanza di milioni di persone. Per questo motivo è indispensabile che il Governo apra subito un tavolo di confronto con le parti sociali".

Fonte: controlacrisi.org

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