Per il capogruppo in Consiglio Regionale, Damiano Stufara "Benché si tratti per ora di una semplice sperimentazione, il progetto dell'Assessorato regionale alle Politiche
Sociali denominato 'Family Help' suscita delle legittime perplessità sia in ordine al suo contenuto che alle modalità di attuazione; la possibilità che si producano sovrapposizioni con il lavoro degli operatori sociali non solo è reale, ma rischia di determinare nel settore un vero e proprio dumping sociale, ovvero il mancato rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro”.

“Non è un caso, infatti – spiega -, che tale progetto sia promosso dal Ministero delle Pari Opportunità, la cui latitanza viene interrotta solo da interventi che, dietro la demagogia delle 'buone intenzioni', promuovono
invece un'ulteriore frammentazione del tessuto sociale e una concorrenza al ribasso fra i lavoratori, coerentemente con la vocazione classista del Governo Berlusconi. Se da una parte è necessario, in una fase come quella attuale – continua -, impiegare tutte le poche risorse messe a disposizione dal Governo nazionale, dall'altro sarebbe stato opportuno ovviare a questi rischi attraverso un confronto con il Terzo Settore già in fase di sperimentazione, teso a coinvolgerlo in sede di progettazione e realizzazione”.

Per Stufara, “in particolare, non può certo considerarsi un fatto positivo che il ciclo formativo sia di poche decine di ore (a fronte dei corsi pluriennali a cui sono tenuti gli operatori sociali), che le figure così selezionate non ricevano di conseguenza alcuna qualifica professionale, che il loro impiego individuale sia legato semplicemente alla domanda temporanea da parte delle famiglie, secondo un meccanismo di 'sponsorizzazione' analogo a quello vigente in materia di immigrazione fra imprese richiedenti manodopera e stranieri”.

“Ci auguriamo – aggiunge il capogruppo del Prc-Fds - che il progetto venga rivisto già in fase di sperimentazione, onde scongiurare l'eventualità che si realizzi una sorta di 'welfare per soli ricchi', parallelo a quello pubblico, sempre più depauperato e svilito nel suo ruolo. La qualità degli operatori, il rispetto dei contratti nazionali e il coordinamento da parte del servizio socio-sanitario – conclude Stufara -, sono fattori da cui non si può prescindere nella definizione di un modello di governance del settore realmente universalistico ed efficiente”.

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