È stato firmato l’accordo per l’azienda Gruppo Novelli, che è lo stesso che avevano rifiutato alcuni giorni prima. Anzi peggio. Perché mentre alcuni giorni fa i lavoratori mandati a casa erano 75, oggi sono sempre 75 ma manca un dipendente a Cisterna che si è licenziato e alcuni dirigenti ternani per i quali non vale la CIGS.

Questo dovete dire ai sindacalisti. E pure ai signori economisti della politica.

Ai cittadini andrebbero dette invece le seguenti cose.

È stato di fatto approvato un metodo, nel silenzio generale. Questo significa che se dopo Pasqua serve tagliare qualcun altro nessuno potrà opporsi. Perché il metodo se va bene adesso purtroppo dovremmo farcelo andare bene anche dopo.

Ai cittadini dovremmo dire che, non solo l’accordo di cessione non è stato rispettato, visti i 75 licenziamenti, ma quello che è grave è che chi pagherà tutto saranno sempre i cittadini, perché cassa integrazione, mobilità ecc sempre soldi pubblici sono. E guarda caso l’essere ricompresi nell’area di crisi complessa agevola notevolmente l’azienda che non sborsa un euro.

L’incentivo quello si, ma è il minimo, visto cosa hanno preso al costo di un euro.

Non considerando poi i 30 milioni di euro di investimenti dichiarati a garanzia della firma dell’accordo. Che non possono venire certamente dall’azienda, visto che ci hanno raccontato che era fallita; quindi molto probabilmente arriveranno da fondi, regionali, nazionali ed europei.

Verrebbe quasi di dire che la Novelli sia stata nazionalizzata.

A conti fatti in questi momenti ci sono alcuni grandi assenti nel dibattito.

In primo luogo non sappiamo ancora la torbida vicenda giudiziaria quale piega prenderà; secondo non si conosco giudizi e sorti sui vecchi amministratori che hanno perfezionato la cessione. Sui quali pende il giudizio espresso sia del MISE che dei nuovi padroni.

In ultimo il mondo dei creditori. Che per la politica umbra e per i sindacati, come fu per le acciaierie di Terni non esistono.

Oggi, come allora, professionisti, fornitori, terzisti e ditte esterne non solo non vengono menzionate pubblicamente, ma non vengono minimamente prese in considerazione.

Parliamo del forno che deve avere 160.000€, dei trasportatori che hanno fallito e di tutto quell’indotto che non viene considerato, e che compone il monte dei famosi 120 milioni di euro di debito.

Nessuno ha mostrato una tabellina con i numeri veri di questa vicenda. E servirebbe ricordare che i numeri che scrivete in quelle tabelle, corrispondono a persone e famiglie.

Allora dite ai politici  umbri, e ai sindacalisti locali e nazionali. E diciamo per cortesia ai cittadini come stanno le cose.

Diteglielo!

Stefano Lucidi - portavoce in Senato (Umbria)

Elena Fattori - portavoce in Senato (Lazio)

Gaia Pernarella - Consigliere Regionale Lazio

Andrea Liberati - Consigliere Regionale Umbria

Elisa Bassetti - Consigliere Comunale Spoleto

 

Condividi