Nell’incontro di presentazione del programma di Rivoluzione Civile svoltosi sabato scorso a Gualdo Tadino, alla presenza del capolista per l’Umbria al Senato, Marco Gelmini, erano presenti i rappresentanti delle principali associazioni di categoria che operano sul territorio, dei comitati per l’ambiente e i beni comuni e la FIOM. Con loro abbiamo voluto approfondire le principali problematiche del territorio in rapporto all’andamento di questa campagna elettorale in cui si continua con ostinazione a sbraitare di tutto l’inessenziale possibile ed agli impegni che si troverà ad affrontare il nuovo parlamento. Nel denso ed anche alto confronto che si è sviluppato, è emersa, tra le tante tematiche toccate, la questione che forse più di tutte ha un rilievo immediato e fondamentale per il futuro economico e sociale della nostra Città e del nostro territorio.

 

Si tratta ovviamente dell’accordo di programma per l’area dell’ex Merloni, come occasione da non perdere per rimettere in campo un’ipotesi di rilancio economico e di reindustrializzazione nel nostro territorio, a fronte di una crisi che tuttora sta drammaticamente investendo tutto il suo tessuto produttivo.
E’ inutile girarci intorno: così come è stato concepito quanto a strumenti e modalità di concretizzazione, l’accordo di programma non può funzionare e non funzionerà mai, con il rischio, questo sì molto concreto, che le uniche risorse finalmente messe in campo dopo anni di battaglie e di mobilitazioni possano prendere direzioni sbagliate o, peggio, possano restare addirittura inutilizzabili ed inutilizzate e non possano servire né a reimpiegare le lavoratrici ed i lavoratori di quell’azienda né, tanto meno, a supportare processi di contrasto ad una crisi e ad una disoccupazione strutturali.

 

Su questo versante, il grido d’allarme del mondo delle imprese e, nel caso, della FIOM, non può rimanere inascoltato. Le prime, con Smacchi di Confartigianato e Spigarelli di CNA, hanno infatti stigmatizzato l’eccessiva burocratizzazione dei meccanismi di ricorso agli strumenti dell’accordo di programma  e di impiego delle sue risorse, sottolineando che i soli incentivi economici all’assunzione non sono di per sé minimamente sufficienti nella nostra realtà a rimettere in moto l’economia e ciò per una ragione semplicissima: se il sistema delle piccole e medie imprese è in forte sofferenza, in balia di un sistema del credito nemico ed inavvicinabile, di un collasso del mercato interno e di una tassazione inverosimile e non più sopportabile, non è certo con qualche migliaia di euro una semper in cambio di qualche assunzione che si può sperare di rinvigorirlo. Se un’impresa non ce la fa più e stenta a mantenere il prodotto sul mercato, la produttività dei suoi fattori e di conseguenza i livelli occupazionali in essere, non si capisce come possa assumere anche avvantaggiandosi di incentivi. La FIOM, con Luciano Recchioni, ha apertamente parlato della necessità di rivedere l’Accordo di programma e di ricalibrarlo in base alle effettive possibilità ed agli effettivi bisogni della nostra regione e del nostro territorio.

 

Vengono dunque a galla e si confermano i nostri rilievi critici della prima ora e le nostre stroncature rispetto ad un Accordo programma completamente privo di linee essenziali e vere di politica industriale, del tutto inadeguato a rimettere in campo un’ipotesi di rilancio economico del nostro territorio, sguarnito di una visione realistica delle problematicità della crisi e delle oggettive difficoltà delle imprese che vengono tuttora sottovalutate.
Come si sa, per le lavoratrici ed i lavoratori della ex Merloni, il prossimo novembre scadrà, quasi certamente in via definitiva, il regime di cassa integrazione, si vanno aprendo altri fronti (Faber, artigianato, ceramica anche industriale, commercio) e molti, giovani, donne e quaranta-cinquantenni hanno già perso da tempo il posto di lavoro senza neanche aver avuto la possibilità di contare su qualsivoglia ammortizzatore sociale.
Stessa musica sul fronte delle imprese: vanno senz’altro coltivate, promosse e valorizzate, se ve ne sono, quelle che fanno innovazione, ma non bisogna lasciar sole quelle che per decenni hanno assicurato forza economica ed occupazione ed oggi scontano di più la crisi, magari accompagnandole in eventuali processi di riorganizzazione e di riconversione e sostenendole nelle loro relazioni con le banche.

 

La nostra Città e il nostro territorio non si possono pertanto permettere di bucare anche l’opportunità dell’Accordo di programma e dell’utilizzo delle uniche risorse finanziarie messe in campo in difesa del loro sistema manifatturiero ed industriale.
E’ per questo che Rivoluzione Civile si impegna fin d’ora a raccogliere e rappresentare le istanze del mondo delle imprese e del lavoro, facendo proprie le loro sollecitazioni e riportando nel prossimo parlamento la questione dell’Accordo di programma per l’area ex Merloni, in seno ad un programma economico vasto ed articolato che, tra l’altro, prevede la necessità assoluta di predisporre indirizzi forti di politica industriale, un nuovo intervento pubblico nell’economia senza il quale questa crisi mai potrà essere superata e l’istituzione di una banca pubblica a sostegno ed in facilitazione del credito alla piccola e media impresa.

 

L’Accordo di programma, dopo le prime verifiche di un suo fallimento anticipato e prima che sia troppo tardi, va radicalmente rivisto, corretto e modificato, affinché possa effettivamente contribuire alla ripresa dell’economia locale e al reimpiego dei lavoratori, secondo indirizzi e strategie di un’incisiva e vera politica industriale (che cosa, con cosa, come, dove, quanto, grazie a cosa, secondo quali bisogni, per chi produrre), obiettivi concreti di sostegno alle imprese, modalità in grado di aggredire le criticità del sistema produttivo locale, assorbendo le proposte di impronta keynesiana e quelle di più marcata matrice ecologica e sociale, contenute nel piano del lavoro predisposto della CGIL, altrimenti anch’esso destinato a rimanere lettera morta e buono solo per le presentazioni ad uso e consumo delle scorribande da “ex voto” utile e delle passerelle dei candidati del centrosinistra bersaniano.
Vorremmo che su questa questione così rilevante per la nostra regione e per il nostro territorio, si possano pronunciare anche le altre forze politiche che si candidano a governare il Paese, sia quelle (PD, PDL, Monti) che hanno prima accompagnato la predisposizione di un così vuoto e fallimentare provvedimento e poi salutato con facile entusiasmo misto a propaganda il varo delle misure ad esso collegate, sia quelle che, pur vivendo ed alimentandosi di sola furia e protesta, dovrebbero far capire ai cittadini qual è il loro pensiero e la loro cognizione, se ne hanno, in materia di politica economica, industriale e del lavoro.

Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini
 

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