PERUGIA - Al di là dei controlli, prelievi di materiale caduto e supervisioni della portata delle acque, dalla Diga di Montedoglio continuano a scendere un mare di parole, sospetti e divisioni politiche. Tutto questo dopo il crollo di un parte della Diga. Partiamo dalla terra di Toscana dove l'invaso trova il suo legittimo indirizzo: la Provincia di Arezzo è stata praticamente scavalcata dai piccoli di comuni di Anghiari e Sansepolcro. Il grande movimento di sindaci e assessori e personaggi più o meno illustri hanno un movento non solo all'insegna della sicurezza: le elezioni amministrative di primavera. Si parla addirittura di scalate dal comune di Anghiari a quello di Sansepolcro: come in una contesa Medievale.

Secondo aspetto: l'ente irriguo umbro-toscano ha fatto le prime proiezioni in vista dell'estate con l'attuale portata d'acqua della diga che è stata fatta scendere per motivi di sicurezza. Il responso: nessun problema per gli acquedotti e per l'agricoltura a cui verranno garantiti metri cubi di acqua a sufficienza. Unico neo: il Tevere, salvo un'estate piovosa, non riceverà quell'acqua necessaria per restare sufficientemente sopra il livello di guardia. Patirà un po' di sete senza l'aiutino della Diga e del cielo.

Terzo aspetto: il capo dell'ente irriguo umbro toscano Zurli ad alcuni amici avrebbe ribadito la sua volontà di non rinnovare il contratto con l'ente che gli scadrà tra qualche mese. Non per una questione di colpe che non ha non essendo il costruttore, il progettatore della Diga. Ma per troppa amarezza e sciacallaggio provato dopo questa vicenda. Non è escluso un ripensamento.

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