PERUGIA - 'Maroc en music' e' la nuova edizione in dvd che raccoglie undici documentari dedicati esclusivamente alla musica marocchina autoctona, prodotti dalla casa cinematografica francese Ohra e realizzati dalla regista marocchina Izza Gènini. Al progetto hanno lavorato Antonello Lamanna e Antonio Batinti, del Dipartimento di scienze del linguaggio dell'Universita' per Stranieri di Perugia, insieme a Maria Cristina Ceccarelli.

"La collaborazione tra l'Universita' per Stranieri e la casa cinematografica francese Ohra - si legge in una nota dello stesso Ateneo - e' particolarmente importante poiche' permette di raccontare 'acusticamente' la dimensione linguistica, etnica e musicale delle culture". Nei documentari la regista ha tracciato e documentato il repertorio musicale ancora vivo del Marocco, dai tamburieri della deqqa alle donne percussioniste di houara, dai violinisti mwazniyya fino al repertorio classico arabo-andaluso delle noubas, e dei canti sacri dello Chabbat e del bakkachot, interpretati sempre sul modello andaluso.

In 300 minuti di video la Gènini e' riuscita anche a descrivere le polifonie acute delle donne dell'Alto Atlante, conosciute come le youyous, i canti e i balli per le nozze nel Medio Atlante, e i ritmi rituali delle possessioni delle Gnaouas. La musica che caratterizza le cerimonie Gnaouas e' molto ipnotica e capace di indurre uno stato di trance, grazie a suoni bassi e ritmati del sintir (o guembri), battito di mani e percussione di cembali chiamati krakeb.

Musica e danza vengono impiegate per evocare forze spirituali capaci, secondo la tradizione, di estirpare il male, di curare malattie psichiche o di guarire punture di scorpioni o altri insetti. Musiche e riti molto simili a quelli legati al tarantismo descritto dall'antropologo Ernesto De Martino nei suoi viaggi etnografici in Puglia negli Anni 50.

 

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