PERUGIA - Sono due gli impianti umbri,  a biomassa solida di Avigliano Umbro (Ditta Genera Spa) ed a biogas  di Collazzone (Ditta Luchetti),  selezionati dall’assessorato regionale all’ambiente e dal “Ciriaf” (Centro interuniversitario sull’inquinamento da agenti fisici dell’Università di Perugia)per una visita “didattica” riservata ai giornalisti umbri, con l’obiettivo di far conoscere le buone pratiche e le migliori tecnologie sostenibili utilizzate in Umbria nel campo della produzione di energie rinnovabili e del risparmio energetico.

 

“L’iniziativa – ha spiegato Francesco Asdrubali del Ciriaf – rientra nell’ambito del progetto energy explorer che,finanziato con risorse europee, si propone tra l’altro di sviluppare una più ampia informazione sulle diverse tipologie di impianti a energie rinnovabili, sulle loro modalità di funzionamento, sulle ricadute ambientali in termini di migliore efficienza e di risparmio energetico, anche al fine di superare le resistenze manifestate dalle comunità locali nei confronti di questo tipo di insediamenti. Sono oltre 500 gli  studenti delle scuole superiori dell’Umbria che hanno visitato i siti della rete territoriale del progetto, a seguire amministratori pubblici e ora giornalisti. Entro le prossime settimane – ha concluso Asdrubali - l’invito verrà esteso ai rappresentanti dei comitati locali”.

 

“In Umbria sono in funzione 16 impianti a biogas (ulteriori 6 sono in fase di realizzazione), 10 a biloquidi ed 8 a biomasse solide,  a cui si aggiungono per ciascuna delle ultime due tipologie, rispettivamente 14 e 2 impianti in corso di realizzazione – ha detto Michele Cenci della Regione. Il fabbisogno energetico  regionale è stimato in circa 2 milioni 700 mila tep (equivalente tonnellate petrolio), ed entro il 2020 bisognerà raggiungere l’obiettivo nazionale, imposto dall’Europa, del 17% di produzione di energia da fonti rinnovabili che, per l’Umbria, a seguito del burden sharing, si traduce in un 13,7% a livello regionale (355 ktep). Nel 2005 la produzione energetica da rinnovabili si attestava in Umbria attorno al 6%, la stima attuale è del 9 per cento, grazie soprattutto all’idroelettrico, cui seguono in ordine decrescente il fotovoltaico, in costante aumento, le biomasse e l’eolico”.

 

“Oggi – ha detto Andrea Monsignori, dirigente del servizio qualità ambientale della Regione – la liberalizzazione del mercato dell’energia ha rivoluzionato il settore. Si sta passando alla realizzazione di impianti di minore dimensione, fortemente integrati nell’attività aziendale e concorrenti rispetto ai grandi produttori di energia”.

 

“Cambia il modo di produrre e di consumare energia, tarandola sulle esigenze aziendali, mantenendo la sostenibilità ambientale e risparmiando sui costi. I controlli confermano inoltre che spesso i dati sugli  inquinanti sono ben al di sotto dei limiti di legge, in questo modo contribuendo concretamente a contrastare i cambiamenti climatici.  Lo sviluppo delle rinnovabili è un punto qualificate di questa legislatura – ha proseguito Monsignori. La Regione ha già emanato bandi rivolti ai comuni umbri per 13 milioni di euro per il fotovoltaico e l’efficientamento negli edifici pubblici e l’illuminazione pubblica, ulteriori 2 milioni per l’efficientamento nei collegi e sedi Adisu. Con la nuova programmazione sono previsti ulteriori bandi e il prossimo 10 ottobre verrà presentata la nuova campagna di comunicazione regionale per lo sviluppo da fonti rinnovabili. La Giunta ha inoltre approvato il nuovo Piano per la qualità dell’aria e la Strategia triennale regionale per la produzione di energia da fonti rinnovabili, mentre è in corso di definizione il nuovo Piano energetico regionale, che potrebbe essere approvato dal Consiglio regionale già entro l’anno”.

 

Relativamente agli impianti visitati l’impianto a biomomassa “Mmega” (998 kWe) di Avigliano Umbro (TR) è a cogenerazione elettrica e termica, alimentato con biomasse di legno vergine della potenza nominale di circa 1 MWe e con possibilità di utilizzare calore prodotto sotto forma di vapore per alimentare un impianto di produzione di “pellet” per riscaldamento. “L’impianto – ha detto Enrico Giovannini di Genera spa - è in grado produrre 6 ton/h di vapore, ad una pressione di 30 bar e ad una temperatura di 450°C. Il combustibile è costituito da cippato proveniente dagli scarti del ciclo produttivo di aziende limitrofe. In particolare il 50% della biomassa legnosa è fornita da una vicina azienda che produce bancali in legno. Il consumo stimato si attesta alle 11.000 ton/anno. Il vapore generato dalla caldaia è inviato ad un turboalternatore della potenza di 998 kWe”.

 

Il Comune di Avigliano Umbro – ha spiegato il sindaco Giuseppe Chianella - si è riservato di poter utilizzare, senza nessun onere di tipo economico, il calore prodotto per alimentare una piccola rete di teleriscaldamento a servizio delle aziende dell’area artigianale e di utenze pubbliche (scuola, palestra, biblioteca, municipio). Il calore servirà anche ad alimentare una piscina comunale e una vicina zona di espansione residenziale.

 

Attualmente una quota di vapore viene prelevato ed inviato alle utenze (impianto produzione pellet).

 

L’impianto è realizzato per operare in modalità continua, per un numero annuale di 8 mila ore, corrispondente a circa il 92% dell’anno. Per eliminare eventuali particelle residue di combustione sospese nei fumi l’impianto è munito di un sistema di depolverizzazione collocato immediatamente a valle dell’uscita dei fumi della caldaia. E’ inoltre  dotato di tutti i sistemi ausiliari previsti per il corretto funzionamento in condizioni di sicurezza ed è garantito un livello globale di pressione sonora minore di 85 db(A) ad un metro di distanza.

 

L’impianto a biogas “Luchetti” (360kWe) - Azienda agricola Lucchetti Basilio e Claudio – di Collazzone (PG) produce energia elettrica e calore da biogas da digestione anaerobica dovuta alla  degradazione della sostanza organica da parte di batteri in condizioni di assenza di ossigeno. Il biogas è un miscela costituita principalmente da metano (55%) e anidride carbonica (45%). Può essere utilizzato direttamente in motori cogenerativi. Per essere utilizzato negli autoveicoli o immesso in rete deve essere sottoposto a processi di raffinazione che elevano la percentuale di metano contenuto nel biogas al 95-98% aumentando qualità e potere calorifico (“biometano”).

 

“L’impianto – ha spiegato Fausto Luchetti – è alimentato per l’80% dai reflui zootecnici prodotti dall’allevamento di 500 mucche chianine e per il restante 20% da insilato di mais e triticale coltivato nei 300 ha dell’azienda. Il digestato è impiegato per usi agronomici dall’azienda stessa. Attualmente, il calore prodotto dalla cogenerazione è utilizzato per il riscaldamento del di gestore. E’ prevista la realizzazione di una rete di teleriscaldamento della vicina abitazione e successivamente dell’agriturismo e del ristorante di proprietà dell’azienda.

 

Alla visita erano presenti tra gli altri il coordinatore regionale all’ambiente ed energia Ernesta Maria Ranieri e il direttore tecnico  di Arpa Umbria, Giancarlo Marchetti.

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