Immediata individuazione e assistenza al bambino in condizioni di emergenza, attribuzione di un codice di gravità per l’accesso alla visita medica, identificazione di priorità e definizione dell’area più appropriata per il trattamento, presa in carico dei pazienti non urgenti, contenimento e riduzione dell’ansia, informazione, di tipo sanitario, ai pazienti e ai loro familiari. Questi sono i principali compiti svolti dal triage pediatrico nei servizi di emergenza urgenza illustrati, per la prima volta in Umbria, dai professionisti dell’Azienda Usl Umbria 2 nell’ambito di un corso nazionale svolto il 4 e 5 giugno scorsi a Foligno.

“L’obiettivo di questo primo evento - spiega il direttore generale dell’azienda sanitaria dr. Sandro Fratini - che pone la nostra regione al centro del panorama scientifico e formativo nazionale nel settore dell’emergenza pediatrica, è quello di offrire a specialisti e operatori i più moderni strumenti di gestione delle situazioni a rischio, in cui l’organizzazione, la rapidità e l’appropriatezza degli interventi diventano fondamentali per salvare la vita ai piccoli pazienti”.

I primi due corsi, cui seguiranno altri appuntamenti, sono stati tenuti dai pediatri della Usl Umbria 2 Beatrice Messini e Pietro Scoppi  e dagli infermieri del 118 Massimiliano Orsini e Marco Silvestrini, neo diplomati “istruttori di triage pediatrico” secondo le linee guida della Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica (SIMEUP)” nonché “istruttori PBLSD” per la rianimazione cardiopolmonare dei bambini

“Nei servizi di emergenza - urgenza le situazioni cliniche sono spesso imprevedibili e complesse - spiegano i due pediatri. E’ pertanto necessaria una metodologia rigorosa che determini una struttura organizzativa non improvvisata e percorsi diagnostico - terapeutici efficaci ed efficienti”.

Alla base di tali percorsi c’è il triage, nodo centrale di tutte le attività di Pronto Soccorso, un processo decisionale che consente di porre in atto una complessa e rapida valutazione delle condizioni del paziente attraverso un metodo scientifico che consenta, all’infermiere triagista, di stabilire, in un brevissimo lasso di tempo, il grado di urgenza di ciascun paziente che accede in Pronto Soccorso. Gli obiettivi dell’attività di triage si possono riassumere nel “mantenimento dell’efficienza del Pronto Soccorso “ e nel “ridurre al minimo possibile il ritardo dell’intervento sul paziente che giunge in condizioni critiche“.

Il triage richiede quindi formazione specifica, capacità di ragionamento clinico, riflessione critica, stile personale ed una buona dose di esperienza ma, in ambito pediatrico, occorre tener conto di molteplici elementi di complessità quali l’età dei pazienti e la presenza dei genitori. Accogliere i bambini, garantendo sicurezza e tempestività di intervento, non può prescindere dalla capacità di entrare in relazione con il loro sistema affettivo e con la complessa sfera emozionale dei genitori.

 

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