PERUGIA - Se il fabbisogno di sangue è in continua crescita, e la popolazione umbra invecchia (diventando così non più idonea a donare sangue) una grossa speranza viene dagli immigrati. È la considerazione fatta dai dirigenti AVIS alla “Giornata del Donatore” di domenica 2 ottobre, il 45ennale di AVIS Perugia. Una considerazione basata su dati concreti: dei circa 400 nuovi donatori arrivati nel 2010, il 13 per cento è di nazionalità non italiana.

Area mediterranea, Balcani, Asia e sudest asiatico: queste le provenienze geografiche dei nuovi donatori, rispecchiando anche le componenti di immigrati a Perugia e in Umbria. E bando al razzismo, il coinvolgimento da parte di AVIS Perugia e Provinciale funziona benissimo con gli albanesi, molto sensibili al tema: tanto che molti di loro, quando tornano in Albania, fondano a loro volta associazioni di donatori, finora lì sconosciute. Un “contagio” positivo e antirazzista, quello del dono del sangue. “Bisogna solo superare le diverse e rispettive diffidenze, o i timori, che possono venire dalla religione, da prassi e culture diverse, dalla non conoscenza del volontariato” ha detto Andrea Motti, presidente provinciale AVIS, alla festa dei 45 anni di AVIS Perugia. “In molti Paesi le trasfusioni sono una imposizione statale. Fargli capire che qui il dono di sangue è totalmente volontaristico, anonimo e riservato, aiuta molto”. Bene l’Umbria come territori – sempre in cima alla lista il Trasimeno, con Passignano e Castiglione del Lago da sempre città “donatrici” per eccellenza, ma anche Castello e l’Altotevere in generale. Un po’ meno bene le due aree urbane di Perugia e Terni, sottolinea Giovanni Magara, presidente AVIS Umbria, “forse perché viene meno il senso di comunità, tipico dei piccoli centri. Perugia e Terni rispecchiano, in piccolo, tutte le aree urbane e metropolitane d’Italia”. Un grosso aiuto allora può venire dalla quota di immigrati, che oltretutto, sottolinea Motti, “sono a differenza degli umbri e italiani, in larga maggioranza giovani, quindi potenziali donatori”.

Insomma la differenza in una regione anziana come l’Umbria, la possono fare gli immigrati, e nella stessa Perugia, l’Istat registra l’11 per cento di immigrati residenti.

Al di là dei bilanci, la Giornata del Donatore del 2 ottobre è stata prima di tutto l’occasione per AVIS Perugia di festeggiare i suoi primi 45 anni. Dal ‘66 al 2001 si è passati da 29 donazioni in tutto, a 5.300. L’obiettivo delle 6mila, per il 2010, resta quello di Vania Battistoni, presidente AVIS Perugia. Che davanti a una platea gremita nella sala Sant’Anna di Viale Roma (dopo la sfilata delle sezioni locali AVIS lungo Corso Vannucci), ha dato il suo invito per il 2012: “ognuno dei soci presenti cerchi di portare almeno un amico in più, se non anche due, e ce la faremo”.

Sempre nella Sala Sant’Anna si sono premiati i Donatori con 50, 75 e 100 donazioni. Anni e anni di volontariato in silenzio, dato che tra una trasfusione e l’altra, malattie permettendo, devono trascorrere come minimo 3 mesi. La mobilitazione continua sempre, anche perché il fabbisogno di sangue cresce senza sosta, a causa anche della mole della chirurgia d’urgenza al Polo Unico. “Avis è fondamentale per l’Azienda Ospedaliera” ha ringraziato Lidia Cametti, già responsabile Donatori del Servizio Trasfusionale del Santa Maria della Misericordia.

Condividi