“Su Elisa Benedetti i riflettori si stanno spegnendo: è questo il momento giusto per por-si alcuni degli interrogativi che questa morte assurda solleva” dichiara il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta “dal momento che la perdita di interesse non appare collegata all’arresto di chi avrebbe fornito la droga alla ragazza e quindi alla chiusura del cerchio, come sarebbe razionale pensare, quanto all’esaurimento di particolari im-barazzanti, scabrosi o semplicemente bizzarri da raccontare. Perché Elisa, nonostante la sua morte ne faccia una sorta di emblema, era una ragazza normale. Viveva in una famiglia normale, per quanto provata da un lutto precoce. Aveva una vita normale nel lavoro, nei sentimenti, nelle aspirazioni di giovane donna. Allora come genitore e come amministratore la domanda che invito tutti a porsi è dietro quanta normalità i nostri gio-vani hanno imparato a nascondere devianze e dipendenze?”.
“La vicenda di Elisa Benedetti ci ha colpito in modo repentino e violento, costringendo ognuno a fare i conti con una cultura giovanile del tempo libero borderline, rispetto alla quale non esistono isole felici né gironi danteschi” prosegue il sindaco “Quanti dei no-stri figli hanno lo stesso stile di vita di Elisa senza che alcun elemento trapeli sui com-portamenti ad alto rischio che adottano in alcuni frangenti della loro vita fuori di casa? È questo l’interrogativo a cui, spenti i riflettori, dobbiamo dare una risposta, scevra dall’emotività che la morte di Elisa ha naturalmente provocato ma anche da scorciatoie sociologiche o repressive. I nostri figli sembrano appartenere ad un ordine sociale im-penetrabile a generazioni di adulti che pure sono cresciuti, hanno convissuto con la dif-fusione delle sostanze e il loro uso da parte della comunità giovanile”.
“Elisa aveva alle spalle una famiglia solida, sana eppure non è bastato a tenerla lonta-na da un pericolo incombente, pervasivo, apparentemente invisibile, che nessun deter-rente e nessun educatore potrà mai sconfiggere fino a quando i giovani considereran-no le sostanze un alleato non un nemico. Su questa identificazione” aggiunge Bac-chetta “dovremmo concentrarci per capire dove nasce il fenomeno e neutralizzarne il fascino, attraverso percorsi collettivi e un’attenzione rinnovata verso i giovani, non im-muni dalla perdita di senso e di direzione che sta attraversando la società italiana. È necessaria un’assunzione di responsabilità comune perché davanti al disagio di oggi le armi tradizionali, siano pubbliche o private, sembrano spuntarsi, prova ne sia che Elisa non era mai entrata in contatto con i Servizi”.
“Per questo” conclude Bacchetta “oltre a contrastare le centrali dello spaccio e i loro gangli periferici, appare urgente una riflessione strutturale sulla sottocultura delle so-stanze sia in chi che ne fa uso sia in coloro, la maggioranza, che se ne astengono. Se vogliamo evitare che la tragedia di Elisa si ripeta è questo il nodo da sciogliere. Pos-siamo dividerci sulla risposta terapeutica, sulla punibilità della compravendita, sull’alcool libero e a buon mercato, ma non dobbiamo permettere che impostazioni i-deologiche divergenti fiacchino l’impegno delle istituzioni su questo fronte, che non può essere una trincea solo a ridosso di episodi clamorosi ma una priorità costante nell’azione di governo. Per l’Amministrazione comunale di Città di Castello lo è, nella consapevolezza che i giovani sono l’anello debole ma che il fenomeno permea fasce anagrafiche e sociali molto più ampie, come indicano recenti, tragiche notizie di crona-ca regionale”.
 

Il Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta

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