(dell'inviato Matteo Guidelli) (ANSA) - PERUGIA - In quel bosco di Casa del Diavolo Elisa e' stata uccisa dal freddo. Ubriaca e molto probabilmente drogata, sola ed impaurita al punto di aver mentito ai carabinieri dicendo di esser stata violentata. Forse l'ultimo maldestro tentativo di chiedere aiuto.

Tre giorni dopo il ritrovamento del corpo della venticinquenne di Citta' di Castello , l'autopsia sul cadavere della ragazza mette qualche punto fermo nell'inchiesta. Ma non risolve del tutto il giallo: perche' c'e' qualcuno che quel sabato sera in centro a Perugia ha venduto droga a lei e all'amica Vanessa e che ora gli inquirenti stanno cercando.

La droga potrebbe essere infatti una concausa della morte di Elisa il cui cuore, ha stabilito l'esame autoptico del medico legale Annamaria Verdelli, si e' fermato per insufficienza cardiorespiratoria. Dovuta al gelo di quella notte.

Gli accertamenti hanno anche consentito di escludere che la ragazza sia stata violentata, come invece lei aveva raccontato nella telefonata fatta ai carabinieri, e hanno confermato che non ci sono lesioni sul suo corpo: gli unici graffi presenti sono compatibili con i rovi in cui e' finita cercando di uscire dal bosco.

Resta da capire perche' Elisa sabato notte e' finita tra quelle stradine piene di fango, piantando l'amica Vanessa in mezzo alla strada dopo l'incidente avuto con alcuni ragazzi a qualche centinaia di metri dalla discoteca Red Zone. Ed e' su questi aspetti che si stanno concentrando le indagini del pm Antonella Duchini e dei carabinieri. Che sono ripartite da cosa e' accaduto realmente tra le 21.30 di sabato, quando Elisa e Vanessa arrivano in centro a Perugia, alle 2.07, quando la 25enne fa l'ultima telefonata ai carabinieri.

Una certezza le indagini sembrano averla raggiunta, dopo il lungo interrogatorio a cui e' stata sottoposta Vanessa ieri sera: arrivate in centro, ha raccontato, avrebbero cercato lo spacciatore abituale, Matteo, che pero' non avrebbero trovato. Si sarebbero cosi' rivolte ad un'altra persona - un certo Marco che potrebbe essere presto iscritto nel registro degli indagati - che le avrebbe venduto Mdma polverizzata, cioe' ecstasy, invece dell'eroina che avrebbero chiesto.

Una versione che sarebbe confermata dall'analisi dei resti di una sostanza trovata nell'auto delle due. Ma l'Mdma e' metanfetamina, sostanza che provoca effetti prima eccitanti e poi stordimento. E mischiata all'alcol puo' causare anche la morte. Vanessa ed Elisa avrebbero dunque assunto l'ecstasy e poi avrebbero bevuto pesante, birra e whisky nel bar del distributore dell'Ip a Ponte a Rio. Un cocktail micidiale che avrebbe portato le due ragazze a 'perdersi' completamente, tanto che la stessa Vanessa, nei racconti fatti agli inquirenti, continua a non ricordare alcuni particolari.

Ma c'e' un altro punto da chiarire. L'analisi dei tabulati telefonici ha consentito di accertare che tra l'incidente alle 23.45 e la prima telefonata di Elisa ai carabinieri alle 0.35, la venticinquenne ha fatto 4/5 chiamate. A chi? Ad un altro spacciatore e' il sospetto. Fatto sta che prende l'auto di Vanessa e scappa in direzione del Red Zone, dove si ferma cinque minuti nel parcheggio. Poi finisce contro un muretto e infine si ferma sotto casa di Raul R. dicendogli ''ho sbagliato casa''.

Quella che cercava, pero', non la trova: stordita da alcol e droga con l'auto si infila in una stradina buia e sterrata, che dopo un chilometro diventa solo fango. La Punto si impantana, lei scende, inciampa, perde le scarpe, chiama i carabinieri e il 118. ''Aiutatemi, sto scivolando, non so dove sono, vedo una rete, sento il rumore di un fiume''. Alle 2.07 c'e' l'ultima chiamata al 112, poi il silenzio. Camminando nel bosco Elisa cerca di attraversare il torrente Ventia, cade e si bagna, si toglie il maglione per tentare di farlo asciugare. Il freddo la avvolge. All'alba muore.
 

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