PERUGIA - Il segretario umbro del Pd Giacomo Leonelli si è dimesso dal suo incarico. Lo ha annunciato lui stesso nel corso di una conferenza stampa convocata questa mattina, dopo il pessimo risultato conseguito dal suo partito alle elezioni politiche di domenica scorsa, dove, candidato e anch’egli uscito perdente nel Collegio di Perugia per la Camera dei Deputati. Una sorte condivisa con i candidati Dem di tutti gli altri Collegi umbri di entrambe le Camere.

Lo ha fatto proprio quando il Viminale trendeva noti i nomi degli eletti umbri con il plurinominale: un’altra catastrofe annunciata di candidati Pd dei quali sono stati rieletti alla Camera solo Anna Ascani e Walter Verini e al Senato Matteo Renzi e Nadia Ginetti.

Il segretario nazionale dimissionario del Partito democratico ha comunque già annunciato di avere optato per il collegio di Firenze e perciò al suo posto ci sarà il sindaco di San Gemini Leonardo Grimani, ma intanto la sua presenza nella scheda non ha portato certo fortuna.

Gli altri eletti umbri nel proporzionale sono, alla Camera,  Virginio Caparvi, Lega, Catia Polidori, Forza Italia, Tiziana Ciprini e Filippo Gallinella, Movimento 5 stelle. Al Senato andranno invece anche Luca Briziarelli, Lega, Fiammetta Modena, Forza Italia, e Stefano Lucidi, M5S.

Tornando alle dimissioni di Leonelli, l’ormai ex segretario Dem dell’Umbria le ha così argomentate: “Lo faccio per tre ragioni  La prima è per dare un segnale forte agli iscritti e ai militanti, agli elettori, ai simpatizzanti, a tutti coloro che hanno fatto la campagna elettorale impegnandosi e mettendoci passione e per i quali veder diventare blu la cartina dell'Umbria è stato un colpo al cuore. La seconda è per aiutare il Pd Umbria a fare una valutazione franca, senza alibi, senza retropensieri o approcci figli di dinamiche tutte interne e tatticismi. Serve un dibattito profondo, ma che tenga conto, senza che questo ovviamente rappresenti una autoassoluzione, del fatto che pur confermandoci la terza regione per il dato Pd (come sempre dietro Toscana ed Emilia Romagna) siamo pienamente inseiriti in una tendenza nazionale negativa. Non possiamo prenderci in giro sulle cause che hanno determinato questa situazione e dobbiamo ragionare sull'Umbria e capire come affrontare gli appuntamenti importanti che abbiamo davanti senza perdere tempo”. La terza ragione riguarda la sconfitta personale del segretario: “Non ho cercato questa candidatura, sebbene qualche ricostruzione abbia tentato di lasciar passare un messaggio diverso, ma ci ho messo la faccia, mi sono impegnato moltissimo e non ho rimpianti. Ho incontrato tantissime persone, messo in agenda oltre 150 appuntamenti in poche settimane e penso di aver fatto e dato il massimo. Ora è utile e giusto prendere atto della sconfitta”. 

Ora la road map del partito prevede per mercoledì 14 una direzione, convocata dal segretario prima di rassegnare le dimissioni, che deciderà la strada da percorrere, anche in considerazione dell'avvicinarsi dell'appuntamento con le amministrative, “per cui c'è un lavoro tutto da fare, anche rispetto alla definizione delle coalizioni dopo che un alleato storico del Pd, il Partito Socialista, ha dichiarato chiusa la sua esaperienza nel centrosinistra e anche considerato che al tempo stesso nuovi movimenti e liste si sono avvicinati a noi; dovremo prenderne atto”.

Quella sarà la sede delle valutazioni. Per ora Leonelli sottolinea che “si dovrà sollecitare una riflessione su come si è partito, su come aprire una fase nuova, avviare un percorso di umiltà che muova dal basso. Dovremo provare a rimetterci in gioco in modo più efficace”. “Dobbiamo capire perchè alcune risposte che come Pd abbiamo provato a dare, tanto a livello nazionale quanto a livello locale - e ricordo sul punto che siamo stati gli unici a proporre un programma e io ne ho persino proposto uno di collegio – non sono penetrate”. “Tutti hanno fatto la loro parte – ha aggiunto – i candidati e chi portava responsabilità nel partito, e sono assolutamente convinto che non sarebbe cambiato il risultato con candidati diversi o altri segretari. Capisco e condivido l'amarezza di quanti si sono spesi, porta a porta, parlando con le persone, lavorando con il cuore, per questa sconfitta dolorosa. Voglio ringraziare personalmente e con forza tutti e in particolare la segreteria regionale e tutto il gruppo dirigente, che si è sempre impegnato con passione e dedizione, gratuitamente e con grandissima generosità, sacrificando tempo alle proprie famiglie e ai propri interessi per portare un contributo. Troppo spesso chi porta responsabilità nel Pd viene dipinto come quello che non è e questo lo voglio sottolineare con forza”.

Un primo segnale di ravvedutezza, finalmente, che ci viene da chi ha però il torto di non aver colto per tempo il malessere e l'insofferenza che la base Pd aveva epresso in più occasioni ai vertici del partito: tanto per dire ricordiamo  Leonelli quando, dopo le primarie che rielessero Renzi segretario nazionale, parlò in maniera incosciente di un grande successo, malgrado la forte emorragia di partecipanti che fu occultata dalla colpevole quiescenza dei principali organi di informazione, Rai soprattutto.

Lo ricordiamo ancora gongolante, in prima fila, accanto ad una sorridente presidente Marini e a un soddisfatto Brunello Cucinelli, per il “pienone” realizzato al “Capitini” in occasione della fugace comparsata elettorale di Renzi. Un pienone di “apparato” con il senno del poi, visti i futuri risultati ottenuti. Un apparato di eletti ai vari livelli (Comuni, Province, Parlamento) o di ben sistemati nella pletora degli organismi di sottogoverno (enti di secondo livello, municipalizzate, aziende speciali gestrici di servizi pubblici, Coop, organismi sindacali e chi più ne ha più ne metta), e di “dirigenti” in carriera e per carità cristiana ci fermiamo qui.

Inconsapevole, anche in quella circostanza, Leonelli, di guidare ormai (tanto per usare un linguaggio caro alla stessa Marini) un esercito fatto di tanti generali e di scarsa truppa, quella truppa che è necessaria per mantenersi in rapporto con la gente comune sacrificandosi quotidinamente per coglierne gli umori e le difficoltà, utile ad evitare errori tragici, come una pasticciata modifica della Costituzione, frutto di un’arroganza senza pari, pagata poi la una clamorosa bocciatura nel referendum.

Ben venga, dunque, una seria riflessione, alla quale proprio ieri accennava in un suo comunicato anche la residua, e per tanti versi “complice”, pattuglia della “Sinistra” Dem. Ma temiamo che sia ormai troppo tardi per riparare i troppi danni fatti.

ep

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