PERUGIA - Saper essere e saper fare, non solo il sapere. Questo si deve imparare nelle scuole. Perché si possa rimettere in funzione l’ascensore sociale e perché ciascuno possa realizzare sé stesso senza pregiudizi. Sono questi gli obiettivi del Partito Democratico per la scuola di domani. E di questo si è parlato, ieri pomeriggio, a Effervescenza Democratica, insieme ai senatori Antonio Rusconi e Mariangela Bastico, a Sonia Masini, Presidente della Provincia di Reggio Emilia, Francesca Puglisi, Responsabile scuola del Pd nazionale, Serena Rondoni, Responsabile Scuola del Pd Umbria, e Vanna Ugolini, giornalista del Messaggero.

“Negli anni la scuola è cambiata per dedizione e passione dei docenti – ha spiegato la Bastico - che hanno costruito esperienze innovative e significative. Sono cambiati anche i ragazzi, che ora sono parte della generazione dei nativi digitali”. Ma ora, con i tagli della Gelmini, si impoverisce la scuola pubblica, si colpisce il merito, si mortifica la crescita, si penalizzano i diritti dei più giovani.

“La Gelmini svalorizza i docenti, i pedagogisti e tutti coloro che hanno lavorato sulle relazioni con le autonomie locali. Perno della riforma, inoltre, è la cancellazione delle sperimentazioni. Certo, 920 indirizzi erano troppi – ha detto Bastico - ma l’azzeramento è un’operazione di una gravità eccezionale”. “I docenti italiani – parola di Puglisi – percepiscono il 40% in meno dei colleghi europei. Crescono le liste d’attesa per la scuola dell’infanzia, che non è considerata scuola dell’obbligo. Il 54% degli istituti non è a norma”.

Nella prima serata autunnale del 2011, poi, la Sala della Vaccara di Palazzo dei Priori ha ospitato un dibattito su Innovazione e tecnologie con l'On. Paolo Gentiloni, già Ministro delle Comunicazioni nel precedente Governo Prodi.

Dai vari interventi è emerso l'unanime credo nella grande opportunità di sviluppo rappresentata dall'implementazione sistematica delle nuove tecnologie, delle reti internet, delle ICT a livello sia di Pubbliche Amministrazioni che di utenze domestiche o al servizio delle aziende.
Attenzione puntata, in particolare, sugli enti locali e sui progetti in corso per la cancellazione del “digital divide” dal vocabolario reale delle esigenze quotidiane degli Italiani.

I cittadini, d'altro canto, non stanno propriamente a guardare: è sotto gli occhi di tutti il ruolo giocato dalle tecnologie digitali nell’informazione e nella partecipazione alle manifestazioni popolari che hanno contribuito a rovesciare i longevi regimi nordafricani e che tuttora stanno avendo ripercussioni in Medio Oriente e nella penisola arabica. C'è bisogno di progetti e c'è bisogno di educazione digitale. Gentiloni afferma come una famiglia italiana su due utilizzi internet, ma nella maggior parte dei casi per usi “non maturi”: c'è ancora un utilizzo troppo limitato di pratiche, come l'e-commerce, che tracciano inequivocabilmente l'immagine tecnologica e digitale di un Paese peraltro molto avanti nel livello di connettività (e di effettiva connessione) alla rete da dispositivi mobili, come computer portatili e cellulari di ultima generazione.

La battuta conclusiva del dibattito è affidata all'On. Gentiloni. Tema: il digitale terrestre, “una tecnologia di transizione tra analogico e internet”, che aumenta sì le frequenze e i canali ma di fatto non la concorrenza, dal momento che gli editori rimangono gli stessi e vengono, anzi, sfavorite quelle realtà meno strutturate, come le emittenti locali, che si reggono sul lavoro e sulla passione di autori, tecnici, editori, giornalisti e conduttori spesso lontani dalle dinamiche dello showbiz televisivo italiano.

Ciò che le amministrazioni dovrebbero fare, secondo Gentiloni, è guidare questo passaggio dalla tv analogica al digitale terrestre, che in Umbria andrà in scena il prossimo novembre nell'ambito dell'ultima tranche italiana di switch-off, evitando i possibili contraccolpi che un cambiamento di programmazione o peggio ancora, la mancata visione dei canali (riscontratasi spesso finora in vari territori già “passati” al digitale terrestre) possano provocare in tutte quelle fasce di popolazione per cui la televisione rappresenta uno strumento di socialità e di collegamento con la realtà quotidiana.
 

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