Economia - Sull'Umbria pesa la "dimensione di una regione piccola"
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PERUGIA - “L’Umbria è entrata, da tempo, in un processo di trasformazioni che impongono interrogativi sulla prospettiva ben più complessi del passato”: lo ha detto il presidente dall’Agenzia Umbria Ricerche (“Aur”), Claudio Carnieri, introducendo, a Perugia, i lavori del convegno su “L’Umbria tra crisi e nuova globalizzazione: scenari, caratteri e tendenze”, promosso dal’AUR per la presentazione del Rapporto Economico Sociale (“Res”) dell’Umbria.
Per Carnieri accanto ai grandi cambiamenti, sociali e di cultura, si assiste ad una “trasformazione più profonda che è intervenuta insieme sulle condizioni materiali, gli stili di vita, i desideri e le relazioni, i circuiti di comunità della vita quotidiana, nelle diverse articolazioni tra vita e lavoro, tra residenza e lavoro”. Pesa sull’Umbria la “dimensione piccola” della regione, che accresce “le difficoltà ad incardinare i vettori fecondi e territorialmente diffusi, di una più forte unificazione strutturale dell’Umbria”, così come pesa “la mancanza di grandi e laceranti contraddizioni metropolitane che in altre regioni sono tali da determinare più profondi sommovimenti”. Una situazione – prosegue Carnieri – che può portare a “radicare un nuovo scetticismo, visioni di corto respiro, pragmatismi che possono nuocere al futuro e alla qualità dello sviluppo dell’Umbria”.
Va inoltre superata – per il presidente - una “dimensione troppo istituzionale della politica” in favore di una “dimensione progettuale dell’attività delle istituzioni, radicata in un confronto sempre più ravvicinato tra soggetti sociali e rete delle istituzioni”. Per questo – sostiene - tra le scelte prioritaria che dovrebbero affermarsi nello spirito pubblico il presidente Aur indica “la dimensione unitaria regionale”, risorsa essenziale per evitare che “la crisi faccia tornare ad antichi e subalterni municipalismi”, una rilettura della “questione urbana” ed una “riforma della politica da far avanzare nelle sue dimensioni progettuali e culturali, perché la crisi accentua la domanda sociale anche in quei ceti un tempo più al sicuro”.
E’ inoltre essenziale “una memoria democratica più forte, capace di trasmettere virtù civili. La competitività di un territorio, - conclude Carnieri – è fatta anche di valori, di culture, di relazioni sociali, di stili di vita, di capacità di stare nella contemporaneità del mondo”.
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Venerdì
20/01/12
16:58
Qualche idea più chiara non sarebbe male: o il 'piccolo' pesa in senso negativo sullo sviluppo (ma non mi sembra che le regioni grandi stiano meglio), oppure il 'piccolo' è un valore identitario positivo per le relaziono sociali e la qualità della vita. Come parimenti avete dichiarato e come, solitamente, è 'raccontata' e 'venduta' magistralmente l'Umbria: piccola, bella, sana e verde.
Affermare che pesa “la mancanza di grandi e laceranti contraddizioni metropolitane che in altre regioni sono tali da determinare più profondi sommovimenti”, non mi sembra una riflessione scientificamente supportabile.
Non sono abbastanza laceranti i giovani che non trovano lavoro o i disoccupati espulsi in massa dal sistema industriale?
Personalmente ne farei volentieri a meno delle grandi e laceranti contraddizioni di cui parlate ed userei cuore e cervello, per determinare il cambiamento verso una società sostenibile, a misura d'uomo.
Tutti questi profondi sommovimenti nelle altre regioni, inoltre, dove li vedete?