di bnc

PERUGIA - Chi pensava che alla fine l'approdo in Umbria, a Perugia zona San Martino in Campo, del colosso del mobili componbile Ikea fosse stato digerito da tutti dovrà ricredersi dopo il grido d'allarme lanciato ufficialmente da Confcommercio  che rappresenta oltre 300 imprese del settore per un indotto lavorativo di quasi 2mila posti. Gli ultimi numeri dell'Ikea - emersi in sede di valutazione comunale - con il permanere della crisi hanno determinato il duro no al colosso svedese. 

“I dati che ci sono stati mostrati nel corso dell’ultima riunione della Conferenza dei servizi del Comune capoluogo non fanno che acuire le nostre preoccupazioni – afferma Marco Fantauzzi, presidente di Federmobili della provincia di Perugia, fortemente sostenuto su questa posizione da tutto il nuovo direttivo Federmobili - Si parla di una superficie complessiva che sfiora i 300 mila metri quadrati e non è difficile immaginare l’impatto di un simile complesso sul nostro territorio, dal punto di vista economico ed occupazionale.  Ci siamo attivati in passato presso tutte le istituzioni – Regione, Provincia, Comune - perché fossero valutati con estrema attenzione gli effetti che questo insediamento avrebbe prodotto sull’economia e la realtà locale. Non solo nell’immediato, ma soprattutto nel medio e lungo periodo.  Con la crisi che continua a mietere vittime nella nostra struttura produttiva e con un livello dei consumi che non accenna a risalire, oggi siamo più che mai convinti che l’arrivo del colosso internazionale del commercio nel settore dei mobili e accessori per la casa renda ancora più concreto il rischio di una ulteriore sforbiciata ai livelli occupazionali nella nostra regione"


In un documento consegnato a Regione, Provincia e Comune di Perugia, Federmobili sostiene che l’apertura di uno store Ikea in Umbria può inasprire una situazione economica già fortemente precaria.  Nel solo settore del mobile e dell’arredamento operano in Umbria oltre 300 imprese, mentre la stima occupazionale parla di 2.068 unità.  A preoccupare Fefermobili - i cui associati hanno dato di recente un parere negativo pressoché unanime nei confronti del progetto Ikea - sono anche i dati relativi al reddito disponibili delle famiglie e ai tagli che queste sono state costrette a fare sul fronte dei consumi, in particolare sui consumi dei beni durevoli. Di conseguenza, la spesa media di mobili per famiglia risulta pesantemente in calo (-8,4%).

“Anche a fronte di tutte queste considerazioni – conclude Fantauzzi – Federmobili aveva chiesto alle istituzioni che fosse predisposto un documento di valutazione dell’impatto economico e ambientale relativo allo store Ikea. E continua a chiedere che intorno a questo problema si confrontino tutti gli attori economici e politici”.
 

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