di Massimo Pasquini.

In Italia sono centinaia e centinaia le associazioni, I sindacati, i movimenti, i comitati inquilini, ma anche urbanisti e università, che intervengono sul diritto alla casa, che lottano strenuamente per affermare i diritti di 1,7 milioni di famiglie che secondo Nomisma sono in disagio abitativo o a rischio di disagio abitativo. 
Facciamo fatica ad affermare che la questione abitativa entri a pieno titolo nell'agenda politica nazionale ma anche in quella delle amministrazioni locali.
Si vanno affermando letture della questione abitativa esclusivamente repressive e sicuritarie, senza capire o sapendo benissimo che il problema non sono le occupazioni, gli sgomberi, gli sfratti, ma che questi sono figli esclusivamente della assoluta mancanza di politiche abitative.
Se in Italia avessimo un adeguato stock di alloggi a canone sociale e a canone sostenibile non ci sarebbero le occupazioni o le resistenze nei picchetti antisfratto, né tanto meno il razzismo del "prima io".
Se a politiche abitative degne di tale definizione affiancassimo il lavoro e un reddito adeguato, non ci sarebbe alcuna necessità di politiche assistenziali.
Eppure le centinaia e centinaia di associazioni, sindacati, movimenti e comitati inquilini, non hanno alcuna forma di dialogo tra loro, alcuna modalità di coordinamento, producono tante lotte e tante forme solidali di resistenza ma senza incidere con un atteggiamento spesso localistico e puramente difensivo, oggi questo, con tutta evidenza non basta.
Eppure le nostre lotte, le nostre proposte sono sostanzialmente condivise: aumento di alloggi sociali attraverso il riuso dell'esistente, passaggio da casa a casa per gli sfrattati, manutenzioni straordinarie nelle case popolari, canoni di locazione sostenibili per chi è nel privato, lotta ai canoni neri.
Come mai nonostante le tante lotte negli ultimi anni non abbiamo avuto alcun sostanziale passo in avanti ma in compenso mentre ci dicevano che non c'erano le risorse contestualmente si trovavano 2 miliardi di euro all'anno da regalare al decimo dei proprietari più ricco con la cedolare secca ( fonte rapporto immobili 2017 del ministero economia e agenzia entrate) e si regalava l'esenzione l'esenzione Imu ai costruttori con invenduto?
Possiamo ipotizzare che nel rispetto delle rispettive autonomie e delle proprie pratiche le centinaia e centinaia di soggetti sopra menzionati possano ritrovarsi in maniera indipendente ma coordinata in una "Confederazione nazionale per il diritto all'abitare e di contrasto all'esclusione" ? 
Se ne può parlare?

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