Egregi Ministri
In questi anni, come Comuni, abbiamo lavorato per intercettare quella irripetibile occasione di
sviluppo per i nostri territori rappresentata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Lo abbiamo
fatto partecipando prima ai bandi, poi mettendo a terra le risorse ottenute rispettando le
milestones previste dalle procedure per le fasi di progettazione, di indizione ed espletamento gare
e per la rendicontazione.
Questa poderosa iniezione di risorse, unita a un grande lavoro delle strutture comunali, sottoposte
a carichi lavorativi mai visti in precedenza, con organici già sottodimensionati e rimasti, nella
sostanza, invariati, sta concorrendo a rigenerare immobili e aree pubblici, a costruire nuove
strutture per offrire servizi aggiuntivi alla popolazione, ad aumentare la sostenibilità ambientale,
ma anche la coesione e l’inclusione sociale nelle nostre comunità. In poche parole: si è trattato di
investimenti necessari per far ripartire le nostre comunità locali e moltiplicare occasioni di
sviluppo e crescita.
Come Comuni abbiamo affrontato un investimento sulle strutture (scuole, palestre, centri civici e
sportivi, ecc.) consapevoli che non avremmo avuto risorse aggiuntive per la gestione di nuovi
servizi e che avremmo dovuto organizzare i nostri bilanci comunali per essere pronti, dal 2026 a
questa nuova sfida: più servizi senza incremento della spesa corrente.
Ma cosa è successo in questi anni? Dal 2020 a oggi abbiamo fronteggiato, come tutto il Paese,
un’inflazione galoppante e un incremento dei prezzi per le materie energetiche che non sono più
ritornati ai valori pre-crisi Ucraina; inoltre stiamo gestendo aumenti contrattuali dovuti al
personale comunale e a quello delle cooperative sociali che assicurano gran parte dei servizi

sociali, educativi e assistenziali nei sistemi di welfare delle nostre comunità locali. Ancora: la spesa
sociale nei nostri Comuni è letteralmente esplosa nel corso degli ultimi anni: l’invecchiamento
della popolazione, la crescita della non autosufficienza, e soprattutto l’infragilimento delle reti
familiari col conseguente aumento del carico per servizi di educativa scolastica e per la protezione
dei minori sta drenando risorse impensabili fino a qualche anno fa dai nostri bilanci.
Insomma siamo di fronte a una vera e propria emergenza educativa e socioassistenziale che si sta
riversando sui nostri Enti: i cui bilanci -già oggi- sono oltre il limite della capacità di assorbire
ulteriori incrementi di domanda (e di conseguente spesa).
Abbiamo accettato tutto questo, dal 2020 ad oggi, e responsabilmente lo abbiamo affrontato.
Anche chiedendo attenzione e ricevendo, in alcuni recenti passaggi, risposte e fondi specifici per
affrontare le fasi più acute della crisi e degli incrementi di costi che hanno dimostrato coi fatti
l’attenzione Istituzionale rivolta agli Enti Locali più prossimi alla cittadinanza e ai suoi bisogni
concreti.
Ma oggi ci troviamo in uno scenario nuovo.
A fronte di uno sforzo condiviso per far ripartire il Paese, oggi vediamo tagliate risorse essenziali
per portare avanti un’ordinata attività amministrativa nei nostri Comuni Umbri.
I tagli previsti dallo schema di decreto ministeriale, recante riparto del contributo alla finanza
pubblica previsto dall’articolo 1, comma 533, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, pari a 250
milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028, di cui 200 milioni di euro annui a
carico dei comuni e 50 milioni di euro annui a carico delle province e delle città metropolitane,
comporta un taglio alla carne viva delle nostre comunità.
Gli schemi che stanno circolando prevedono 16 milioni di euro di taglio netto ai Comuni Umbri.
Sono risorse necessarie, anzi vitali, per la tenuta del Titolo I dei nostri bilanci e dell’equilibrio
contabile dei nostri Enti.
Per questa ragione, oggi più che mai, chiediamo con forza che queste risorse, essenziali per
finanziare la Spesa Corrente, quella che impatta più direttamente in termini di servizi e
prestazioni sulla cittadinanza, non siano ridotte, come prevede il Piano dei tagli per i prossimi
cinque anni.
L’alternativa, che non vorremmo mai e poi mai prendere in considerazione è, tagliare i servizi e
aumentare le tariffe, gravando così sui cittadini. Tagli e aumenti che dovremo motivare, spiegando
ai cittadini in termini chiari come, a fronte di spese aumentate per dar loro servizi essenziali, le
risorse vengano drasticamente ridotte per scelte che hanno luogo lontano dalle nostre comunità
Umbre. Non vorremmo che questa fosse l’autonomia che residua ai Comuni: tagliare e far pagare
di più i cittadini.
Così come non vorremmo che alcuni Sindaci Umbri si trovassero -e sarebbe un duro colpo per
l’immagine della nostra regione – nella condizione di generare disavanzo nei bilanci. Da Umbri,
crediamo che sarebbe una ferita rispetto alla storica capacità di gestire in autonomia la tenuta
sociale e lo sviluppo delle nostre comunità.
Servirebbero risorse aggiuntive: responsabilmente, per il bene della finanza pubblica, non
chiediamo che ci siano date ma almeno che ci vengano lasciate quelle attuali. O almeno che

vengano date possibilità di flessibilità nella redazione dei nostri bilanci per i prossimi 5 anni (uso
dell’avanzo per spesa sociale; riduzione % accantonamenti FCDE; ecc.) tali da consentirci di
fronteggiare lo scenario drammatico che questi tagli comporteranno per i prossimi 5 anni e che tali
tagli non si applichino già a partire dall’anno in corso.
La spesa corrente è stata già ridotta, per i Comuni, da diversi anni a questa parte, arrivando ai
limiti della tollerabilità. L’uso dell’avanzo di amministrazione, anno dopo anno, per coprire costi
sociali crescenti diviene sempre più difficile. Un ulteriore taglio comporterebbe, inevitabilmente,
ricadute che, da Sindaci, responsabili delle comunità che amministriamo, non consideriamo più
sostenibili.
Dateci la possibilità di non mortificare i nostri cittadini e di garantire i servizi come abbiamo fatto -
con enormi sacrifici- negli ultimi anni. Solo così gli investimenti che stiamo attuando attraverso il
PNRR faranno ripartire l’Umbria e l’Italia.

Siamo certi che interlocutori attenti come Voi alle esigenze degli Enti Locali Italiani, e dei Comuni,
sapranno trovare le giuste forme per permettere ad Enti virtuosi da un punto di vista economico di
non entrare in condizioni di gravi difficoltà gestionali.

Sottoscrivono la presente lettera i Sindaci dei seguenti Comuni:
Allerona – Luca Cupello
Arrone – Fabio Di Gioia
Assisi – Stefania Proietti
Avigliano Umbro – Luciano Conti
Baschi – Damiano Bernardini
Bastia Umbra – Erigo Pecci
Bevagna – Annarita Falsacappa
Cascia – Mario De Carolis
Castel Viscardo – Daniele Longaroni
Castiglione del Lago – Matteo Burico
Città di Castello – Luca Secondi
Collazzone – Laura Antonelli
Corciano – Lorenzo Pierotti
Costacciaro – Andrea Capponi
Fossato di Vico – Lorenzo Polidori
Fratta Todina – Gianluca Coata

Gualdo Tadino – Massimiliano Presciutti
Guardea - Giampiero Lattanzi
Lisciano Niccone – Gianluca Moscioni
Magione – Massimo Lagetti
Marsciano – Michele Moretti
Massa Martana – Francesco Federici
Monte Santa Maria Tiberina – Letizia Michelini
Montecchio – Federico Gori
Montefalco – Alfredo Gentili
Montefranco – Rachele Taccalozzi
Montone – Mirco Rinaldi
Narni – Lorenzo Lucarelli
Paciano – Luca Dini
Panicale – Giulio Cherubini
Parrano – Valentino Filippetti
Passignano sul Trasimeno – Sandro Pasquali
Penne in Teverina – Stefano Paoluzzi
Perugia – Vittoria Ferdinandi
Piegaro – Roberto Ferricelli
Poggiodomo – Filippo Marini
San Giustino – Stefano Veschi
San Venanzo – Marsilio Marinelli
Scheggia e Pascelupo – Fabio Vergari
Sigillo - Giampiero Fugnanesi
Spello – Moreno Landrini
Spoleto – Andrea Sisti
Vallo di Nera – Agnese Benedetti

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