Due gradi di temperatura in più e un mese di neve in meno

Due gradi di temperatura in più e un mese di neve in meno: è quello che è successo alle nostre Alpi nel corso degli ultimi 100 anni.
Secondo uno studio pubblicato nel 2023 sulla rivista Nature Climate Change infatti, nell’ultimo secolo la durata del manto nevoso si è accorciata in media di un mese a causa del riscaldamento atmosferico di circa 2°C. Un dato a cui i ricercatori sono arrivati studiando il ginepro, vera e propria sentinella del cambiamento in atto.
Anche i fiumi sono in affanno: stando ai dati della Fondazione CIMA, il Po e l’Adige, al 10 gennaio 2025 registrano entrambi un deficit idrico del 61% di neve, misurato in termini di equivalente idrico nivale, mentre sugli Appennini le elevate temperature stanno causando una rapida fusione della neve. Un fenomeno che sta determinando forti squilibri nei corsi d'acqua, come nel caso del Tevere, che ha registrato un passaggio da un deficit del 24% a dicembre a un impressionante -88% a gennaio.
Ma una riduzione persistente della quantità e della durata della neve produrrà probabilmente effetti profondi sugli ecosistemi, con gravi ripercussioni a cascata sul benessere umano e sulla fruibilità della montagna.
Servono più politiche di mitigazione e di adattamento, una maggiore presa di coscienza delle comunità locali e un turismo invernale montano più sostenibile e dolce.
Così si legge in una nota diffusa da Legambiente

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