Dotorini-Idv: Anche in Umbria entro 2020 il 20% superfici agricole al biologico
“Puntare al 20 per cento di superfici agricole dedicate al biologico entro il 2020 dovrebbe essere solo il primo passo per superare una visione anacronistica delle politiche agricole e far virare la nostra regione verso un modello di sviluppo sostenibile e duraturo”. Così Oliviero Dottorini (Idv) annuncia di aver firmato la petizione di Aiab Umbria “finalizzata a dare maggiori priorità all'agricoltura biologica nel Piano di sviluppo rurale che dall'Umbria è giunto a Bruxelles per l'approvazione”
Dottorini, che nella nota fa riferimento alla sua carica di “presidente dell'associazione Umbria Migliore”, rimarca come “svariate Regioni italiane, fra cui le Marche e l'Emilia Romagna hanno già fissato nei propri piani l'obiettivo di arrivare a coltivare con il metodo dell'agricoltura biologica il 20 per cento delle superfici agricole entro il 2020. Riteniamo che sarebbe un obiettivo pienamente raggiungibile anche nella nostra regione – continua il consigliere regionale -, fra l'altro particolarmente vocata ad un'agricoltura ecosostenibile, per questo ci adopereremo a fianco di Aiab affinché tantissimi umbri riescano a far sentire la propria voce nel chiedere alla Regione di dare maggiore attenzione al biologico nelle politiche agricole regionali”.
“Per il prossimo settennio – spiega Dottorini - l'Umbria disporrà di 876 milioni di euro per la programmazione regionale in materia di agricoltura. È una cifra ingentissima che potrebbe contribuire in maniera molto significativa a orientare le politiche agricole dei territori verso la qualità e la sostenibilità. È veramente paradossale – aggiunge - che mentre nel resto d'Italia il biologico è l'unico settore in crescita sia per superfici coltivate che per volumi d'affari e numero di operatori, l'Umbria segni oggi una desolante controtendenza. Per questo sarebbe fondamentale virare con decisione sul versante dell'innovazione e dell'ecosostenibilità le ingenti somme assegnate per le politiche agricole”.
Secondo Dottorini, in conclusione, “continuare a sostenere colture impattanti e modalità che nulla hanno a che vedere con ambiente ed etica e non coinvolgere nei processi decisionali chi sul territorio vive e lavora significa perdere un'occasione di sviluppo irripetibile, ancorare l'Umbria ad una visione anacronistica dell’agricoltura e disattendere tutti i piani comunitari che sono orientati a seguire modelli di sviluppo basati su valori etici, ambientali e sociali, come quello proposto e operato dall'agricoltura biologica”.
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