Per le donne la pallavolo è quello che è il calcio è per i maschi, soprattutto per le ragazze alte. (...) Questo aspetto è vantaggioso per l’allenatore della femminile, ma potrebbe esserlo molto di più, a condizione che si acceleri la formazione delle giocatrici, che è un po’ lenta per una forma di paternalismo maschile nei confronti delle donne. Quando facevo il direttore tecnico del settore giovanile sentivo allenatori dire: “Sai, le ragazze non capiscono” con tono di superiorità: ma como? Capiscono l’algebra, la fisica, il latino, l’italiano e non capiscono la pallavolo? Studiano più dei ragazzi. E poi basta avere una moglie: le donne fanno cinque cose intanto che noi ne facciamo una. Nella nostra formazione anche scolastica spesso l’elemento principale si limita alla ripetizione, solo i grandi professori usano la discussione, l’elaborazione originale come elemento principale. In questo lo sport come la musica è una scuola straordinaria: non basta aver capito bisogna fare. Questo modo paternalistico non ci fa domandare: “Dove sbagliamo quando non mettiamo le donne in condizioni di imparare la pallavolo più velocemente?”. Se pretendiamo che imparino come imparano i maschi forse sbagliamo noi, perché sono donne sono diverse. Dobbiamo cambiare noi, non possiamo appoggiarci alla nostra esperienza di giocatori maschi o di gruppi maschili perché le dinamiche sono diverse, spetta a noi capire, i buoni allenatori del femminile riescono a fare questo. Detto questo, ci sono anche allenatori di successo molto autoritari, anche maschilisti, nella vita c’è di tutto, non dico che ci sia un solo modo.
Voglio giocatrici autonome e autorevoli, che non si accontentano di fare quello che io dico. Voglio che loro sappiano di pallavolo e mettano in campo quel sapere. Se io so di pallavolo e loro no, che maestro sono? L’allenatore è prima di tutto un maestro. Autonomia significa più responsabilità, anche quando secoli di cultura patriarcale ti hanno trasmesso che non dovevi prenderla.
Ti insegno a scegliere che cosa devi fare nel gioco (non nella vita, non sono un maestro di vita), a trovare le soluzioni migliori. Con loro questo funziona benissimo. La cosa migliore, perché questa rivoluzione in atto nella società si completi, ho un nipote adolescente vedo che tante cose nel rapportarsi sono cambiate, è far sì che le donne si prendano gli spazi, non che glieli diamo noi. Sono temi che piano piano affronterò con le ragazze della squadra. Le donne non sono difficili da allenare: sono molto più disciplinate, precise, professioniste. Mi dicono che è più difficile il rapporto tra loro. Vedremo, questo è parte del mondo che devo conoscere.
Julio Velasco, parte di un'intervista su Famiglia cristiana, 14 maggio 2024
 

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