“La dichiarazione dello stato di emergenza per i Comuni umbri colpiti dagli eventi alluvionali e dissesti idrogeologici, tra novembre 2013 e febbraio 2014, è un passo necessario ma non sufficiente. Lo stanziamento al Fondo per le emergenze nazionali per tutte le Regioni è, infatti, limitato. Non solo. La recente istituzione di una struttura di missione contro il rischio idrogeologico presso la presidenza del consiglio dei ministri non rappresenta un avanzamento deciso nella direzione della prevenzione. Occorre fare di più”.

E’ quanto sottolinea il deputato umbro Filippo Gallinella, membro a Montecitorio della commissione che si occupa del settore agroalimentare, tra i firmatari della risoluzione, condivisa con i colleghi del M5S e Pd, relativa alla riparazione dei danni causati dal maltempo a cittadini ed agricoltori ed a interventi di prevenzione. Prevenzione al centro della visita del parlamentare, il 4 luglio scorso, presso la sede dell’Irpi, l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio nazionale delle Ricerche. Unico istituto Cnr con sede a Perugia e uno dei due soli istituti con sede in Umbria. “L’Irpi monitora inondazioni, allagamenti, frane, erosioni – precisa il deputato Gallinella – Dall’ultimo rapporto 2013, l’Umbria risulta essere la prima regione in Italia per feriti a causa di frane. Tutti ricordano l’incidente a Umbertide, lungo la linea ferroviaria. E il trend geo-idrologico del primo semestre di quest’anno non mostra miglioramenti”.

L’Italia, ricorda il deputato cinque stelle, è uno dei paesi europei con il maggior numero di vittime prodotte da eventi geo-idrologici. Oltre 7000 fra morti, feriti e dispersi negli ultimi 50-60 anni. “In Italia oltre 5 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni. Nonostante questo – conclude Gallinella - non abbiamo ancora un programma nazionale di ricerca sui rischi. Non esiste un coordinamento delle iniziative di ricerca e sviluppo tecnologico sui rischi naturali e sul rischio geo-idrologico in particolare. E come se non bastasse, il nuovo Programma Nazionale di Ricerca 2014-20 non dà spazio alla ricerca sui rischi geo-idrologici. Le priorità su cui intervenire sono chiare. Spero lo siano, una volta per tutte, anche per Governo e Regioni”.

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