(di Margherita Nanetti) (ANSA) - ROMA - E' come se fossero scomparsi, nell'ultimo anno, tutti gli abitanti di una citta' grande come Livorno o Ravenna. Ha infatti queste dimensioni il buco nero della dispersione scolastica nel quale, nel 2013, sono precipitati 160 mila studenti che hanno abbandonato la scuola secondaria superiore statale. Piu' di uno su quattro non ce l'ha fatta a reggere il passo con i compagni di classe. A ritirarsi e' stato il 27% di chi aveva iniziato il ciclo formativo dei cinque anni. Un piccolo miglioramento rispetto alla precedente
rilevazione con 20mila drop out in piu', pari al 29,7%. Ma resta intatto l'allarme per una emergenza formativa che colloca l'Italia in fondo alla media Ue, con ben due milioni e 900 mila studenti - piu' degli abitanti di Roma - che negli ultimi 15 anni hanno lasciato istituti tecnici e licei senza diploma in tasca.
 

I calcoli di questa emorragia che "indebolisce il sistema Paese" li ha fatti 'Tuttoscuola', elaborando i dati del Miur.    Solo una parte dei dispersi - osserva il report – ha continuato gli studi nella scuola non statale o nei corsi di istruzione e formazione professionale (IeFP). Quanti? Non esiste un'anagrafe integrata per calcolare quanti hanno proseguito gli studi, quanti hanno trovato un lavoro e quanti hanno ingrossato le fila dei cosiddetti Neet, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano, non fanno formazione. Tuttavia se si considera che, da dati Istat, i Neet in Italia nella fascia di eta' 15-29 anni (proprio 15 classi di eta') sono stimati in 2,2 milioni (pari al 22,7%), si puo' dedurre che solo circa 700 mila di quei 2,9 milioni di ragazzi (cioe' 1 su 4) ha continuato gli studi fuori dalla scuola statale o ha trovato lavoro.
 

Complessivamente negli ultimi quindici anni, non e' arrivato nemmeno alla soglia dell'esame di maturita' il numero colossale di 2.868.394 studenti. Centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze, senza nome ne' volto, che si sono persi per strada e hanno abbandonato la sfida. Erano partiti, anno dopo anno, in 9.109.728: risulta quindi 'caduto' sui banchi, il 31,5%.
 

In Italia la quota di Neet e' molto superiore a quella della media europea (22,7 e 15,4 per cento rispettivamente). E cresce significativamente se rapportata a Germania (9,7%), Francia (14,5%) e Regno Unito (15,5%) per avvicinarsi a quella della Spagna (21,1%).
 

Il divario nasce proprio dall'elevato numero di ragazzi che non completa il percorso secondario superiore, oltre che dalla disoccupazione. Ora pero' la crisi potrebbe indurre i giovani (e forse sta gia' succedendo) a parcheggiarsi nelle scuole in attesa di schiarite, con un calo dei dispersi.
 

Notevoli gli scostamenti nella geografia degli 'abbandoni'. Puo' stupire, ad esempio, il fatto che dopo le Isole (tasso medio di dispersione 35,4%) sia il Nord Ovest con un tasso del 29,1% ad avere la maglia nera. Tra le regioni virtuose, l'Umbria con una dispersione del 18,2%, seguita da Marche, Friuli e Molise con il 21,1%. Fanalino di coda la Sardegna (36,2%), seguita da Sicilia (35,2%) e Campania (31,6%). Le regioni del Nord Ovest, piuttosto omogenee, sono tutte sopra la media nazionale, con la Lombardia che sfiora il 30%. La media dell'area e' del 29,1% con oltre 39mila studenti dispersi nel quinquennio.

 

Nel Nord Est la situazione e' buona, come peraltro e' quasi sempre avvenuto. La media e' del 24,5% con quasi 23mila dispersi dal 2009 al 2014. Discrasie al Centro, con tre regioni, Umbria, Marche e Lazio, ampiamente sotto la media nazionale e l'altra, la Toscana, sopra il 27%. La media dell'area e' del 24,8%: oltre 28mila i 'caduti'.
 

Buona infine la situazione nel Sud. Cinque regioni su sei (Campania esclusa) si posizionano sotto la media nazionale del 27%. Complessivamente l'area, con una dispersione di 47.674 studenti, registra un tasso di abbandoni del 27,5%.

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