PERUGIA - Costruire un percorso comune basato sullo stretto collegamento tra formazione professionale e mondo del lavoro per aggredire l’attuale situazione e garantire ai giovani una opportunità lavorativa. E’ la proposta avanzata dal vice presidente della Provincia di Perugia Aviano Rossi al termine dei lavori del seminario dal titolo “Scuola, Università e mondo del lavoro”, svoltosi questa mattina presso la Sala Falcone e Borsellino dell’Ente.

L’iniziativa, promossa dalla Provincia di Perugia, ha rappresentato l’occasione per discutere e tracciare con i rappresentanti del mondo universitario e lavorativo il quadro e le principali criticità della situazione occupazionale giovanile italiana, e soprattutto locale. Insieme al vice presidente sono intervenuti Francesco Pastore, professore di economia politica della Seconda Università di Napoli, Marcello Signorelli e Pierluigi Grasselli, professori di politica economica all’Università di Perugia, il vice presidente della Regione Umbria Carla Casciari e lo psicologo del lavoro e formatore aziendale Roberto Grandis.

Con le relazioni sui testi “Transazione università-lavoro e occupazione giovanile” curato da Grasselli e Signorelli e “Fuori dal tunnel – le difficili transazioni dalla scuola al lavoro in Italia e nel mondo” di Pastore, l’analisi si è soffermata sulla situazione internazionale da cui è emersa la netta prevalenza di Paesi come Giappone, Germania ed Anglosassoni che basano il loro punto di forza nella stretta connessione tra il mondo scolastico e quello del lavoro, per poi passare alla nostra realtà occupazionale. Uno spunto per la riflessione è arrivato anche dallo studio realizzato dalla collaborazione tra l’Area “Lavoro, formazione, scuola e politiche comunitarie” dell’Ente con il dipartimento di Economia, Finanza e Statistica dell’Università che ha permesso di incrociare i dati relativi agli studenti laureati nell’arco 2004-2009 con quelli relativi ai Centri per l’Impiego di Perugia. Analisi, da cui è emerso che su un campione di 830mila laureati presso l’Ateneo perugino, il 33% ha avuto almeno un’opportunità di lavoro e solo l’11% ha fatto il primo ingresso nel mondo lavorativo con un contratto a tempo indeterminato.

“Questa situazione deve farci riflettere sul fatto che occorre iniziare un percorso comune che porti alla costituzione di un modello integrato basato sulla stretta sinergia tra formazione e mondo del lavoro – ha affermato il vice presidente nel suo intervento conclusivo – questo approccio potrebbe finalmente far superare l’idea che il giovane, se bravo e dotato di una famiglia in grado di sostenerla economicamente, possa frequentare una Università di “serie A”, altrimenti di “serie B” se non capace, e infine, di ripiegare sulla formazione professionale”. Rossi, inoltre, nel concordare con i docenti universitari l’importanza del capitale intangibile, ha affermato che la differenza può consistere proprio nella valorizzazione dei laureati in discipline umanistiche, gli stessi che oggi hanno minori chance nel mercato del lavoro, integrando le loro conoscenze con quelle dei laureati in materie tecnico-professionali e provare magari a sviluppare in competenze nei rispettivi settori e farli lavorare insieme.

“Come istituzione abbiamo l’intenzione di considerare le persone come soggetti e non oggetti della formazione – ha concluso – e siamo certi che se avremo la volontà di farlo insieme avremo più successo”.

Condividi