Ci vuole una gran faccia tosta per uscirsene con affermazioni per lo meno avventate come quelle di Gianni Pasquarelli riportate dal Corriere dell’Umbria di Martedì 2 Agosto 2011.
La “vicenda clamorosa” ovvero “l’incidente grave” che ha tanto scandalizzato il nostro sarebbe, pensate un po’, che la Regione Emilia Romagna ha trovato un accordo su un nome diverso da quello di Silvia Noè (UDC) come presidente della commissione Pari Opportunità.
Tanto basta al neo-crociato umbro per parlare (a vanvera) di presunte discriminazioni nei confronti dei cattolici e della cultura cattolica tutta.
È evidente che il Pasquarelli non sa cosa vuol dire essere discriminati, cosa che capita a molti nel nostro paese ma di certo non ai cattolici che possono tranquillamente sposarsi, godere di pieni diritti civili e sociali, avere enormi finanziamenti statali per la loro religione.
Nel nostro paese sono, ad esempio, discriminati gli omosessuali che non possono sposarsi ne’ vedere riconosciuti i diritti derivanti da una convivenza stabile con il loro partner. Sono discriminati i musulmani che non possono accedere ai finanziamenti derivanti dalla tassa dell’otto per mille sull’IRPEF per la loro religione. Sono discriminati gli atei, che sono costretti a subire l’ostentazione di simboli religiosi sulle mura di edifici pubblici che dovrebbero per definizione essere laici. Tutti loro sono discriminati, ma non certo i cattolici.
Il Pasquarelli intende come discriminazione il fatto che, una volta tanto, a presiedere una commissione pubblica di una regione c’è qualcuno che (forse) cattolico non è, o per lo meno non lo è ostentatamente come la cognata di Casini. Questo francamente va oltre il ridicolo, è semplicemente grottesco.
Il fatto realmente grave è che, nel nostro sventurato paese, basta che per una volta si trovi l’accordo politico su un nome non proveniente dal mondo cattolico per gridare allo scandalo e alla discriminazione.
Con questi cattolici bramosi di potere, infantili e superficiali nella loro religiosità e che hanno la pretesa di avere l’egemonia su ogni aspetto della vita civile e sociale (integralismo religioso) non c’è possibilità di dialogo e di confronto.
Per fortuna non tutti i cattolici sono così.

Alessandro Chiometti
Presidente dell’Ass. Cult. Civiltà Laica

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