I DIRITTI NON SONO IN APPALTO: BASTA SALARI DA FAME
Basta con gli appalti al massimo ribasso, basta con i passaggi da una cooperativa all'altra nei quali sono sempre i lavoratori a pagare, basta con retribuzioni da fame, di 4-5 euro l’ora, indegne di un paese civile: è il grido d’allarme lanciato stamattina dalla Filcams Cgil di Perugia, insieme a Nidil Cgil e Camera del Lavoro provinciale, nel corso di un presidio promosso dal sindacato ad Umbertide, di fronte ad un’azienda importante del territorio altotiberino, la Solar Edge, azienda metalmeccanica leader nelle tecnologie per le energie rinnovabili. Azienda che si è resa però protagonista di un cambio di appalto per i servizi di vigilanza e pulizia, nel quale è stato applicato un ribasso molto consistente (di circa il 30%) che inevitabilmente si ripercuoterà sui salari, già molto bassi, di lavoratrici e lavoratori delle ditte coinvolte.
“Aziende come questa, per la qualità delle produzioni e per il valore aggiunto che portano al nostro territorio, sono certamente da salvaguardare - ha osservato Riccardo Giulivi, segretario generale della Filcams Cgil, intervenendo al presidio - tuttavia è ancor più inaccettabile che proprio chi fa della qualità il suo vanto si dimentichi poi di salvaguardare le fasce più deboli di quel lavoro che comunque contribuisce al buon funzionamento dell’azienda, ovvero delle lavoratrici e dei lavoratori in appalto”.
Ma il presidio della Filcams Cgil non era rivolto ovviamente solo al caso specifico: “Purtroppo la denuncia è generalizzata - ha spiegato Vasco Cajarelli, della segreteria Filcams - perché sia nel pubblico che nel privato, la pratica del massimo ribasso e dei continui cambi di appalto che ledono i diritti di chi lavora è la norma”.
Per questo il sindacato, Cgil in testa, chiede da tempo una legge regionale sugli appalti, che regoli questo mondo fatto di decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori spesso lasciati senza dignità. Quella dignità rivendicata a gran voce da Laura Pucci, lavoratrice delle pulizie di un appalto pubblico: “Perché lavorare per 4-5 euro l’ora - ha detto intervenendo al presidio la lavoratrice - non solo non permette di vivere dignitosamente, ma è un insulto ai tanti sacrifici che facciamo ogni giorno per noi e per le nostre famiglie”.
 

Condividi